Superlega, Agnelli: "La mia coscienza è pulita, il tempo sarà galantuomo"
L'ex presidente della Juventus al Financial Times: "Ronaldo? È stata un'ottima mossa, senza Covid sarebbe stata un'altra storia..."
Andrea Agnelli rompe il silenzio e torna a far sentire la sua voce. Al centro della chiacchierata tra l'ex presidente della Juventus e il Financial Times c'è innanzitutto la questione Superlega: "Io non ho puntato la pistola alla tempia a nessuno - le sue parole, in riferimento ai club che avevano dato il loro assenso nella primavera del 2021 salvo poi ritirarsi nei giorni successivi -. Tutti hanno firmato liberamente. Alcuni più per paura di rimanere esclusi, altri erano più coscienti. Io abbandonato? Le delusioni capitano, ma va bene così. Devo trasformare questa situazione in una delle migliori opportunità di apprendimento che abbia mai avuto".
Al momento il progetto è ancora in cantiere: "Dateci tempo. Non è che le cose accadano come per magia... Dobbiamo trovare i club, stiamo lavorando sulla parte B2B, perché se non abbiamo i club per partecipare alla competizione, non possiamo raggiungere i consumatori".
Il discorso si è poi spostato sul rapporto con il presidente della Uefa, Aleksander Ceferin, che lo aveva accusato di aver smentito la nascita della Superlega poco prima che, al contrario, venisse annunciata e di aver successivamente spento il telefono per non farsi trovare: "Ero vincolato ad accordi di non divulgazione - spiega Agnelli -. In quei giorni ero bombardato di telefonate. 'Hanno firmato? Succede qualcosa?' Quindi ho deciso di staccare il telefono e rilassarmi. Successivamente o sarei andato a Montreux perché nulla era accaduto, oppure avrei gestito il lancio della Superlega. Una posizione difficile? Sì, ma così stavano le cose. Con Ceferin parlavamo tre volte al giorno, c'era un legame molto forte. Ripristinare il nostro rapporto? Io penso che il tempo sia galantuomo. Le cose, forse, mi auguro, un giorno andranno bene. Altrimenti, la mia coscienza è super pulita".
C'è poi un retroscena, legato a un'altra delle figure chiave di questa vicenda, ossia colui che ha preso il suo posto a capo dell'Eca: "Altri avevano discusso del lancio di tornei alternativi - spiega Agnelli -. Ricordo di essere volato a Parigi in pieno Covid. Nessuno in giro, Parigi deserta. Io e Nasser (Al Khelaifi, ndr) parliamo di un nuovo torneo, dicendo che c'è bisogno di un cambiamento, perché se non cambiamo, siamo morti".
Agnelli non si pente dell'acquisto di Cristiano Ronaldo: "È stata un'ottima mossa. Dammi Ronaldo e permettimi di farlo giocare senza una pandemia, è tutta un'altra storia...".
L'INCHIESTA SUI CONTI DELLA JUVE
Inevitabile chiudere con l'inchiesta che ha portato alle dimissioni sue e di tutto il CdA bianconero: "Resto convinto che tutto ciò che abbiamo fatto l'abbiamo fatto secondo le regole, secondo gli standard finanziali. Ne sono convinto. Il calcio si è trasformato da gioco a business, ma la sua governance non si è evoluta per governare un business. La maggior parte dei club perde soldi. O siamo tutti incompetenti oppure il sistema ha qualche carenza".