TRAILRUNNING

La carica... del centouno: Trail della Gallinara, nessun runner è un'isola

Suggestioni naturalistiche, storiche e architettoniche di un evento sportivo che lascia... senza fiato e anticipa la bella stagione

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© Trail della Galliara Ufficio Stampa

Ti rendi conto che una gara “merita” (il tuo tempo, la tua attenzione e il tuo impegno) quando hai la netta sensazione di essere già stato su quella sella, tra quelle roccette, dentro quel bosco: anche se la stai correndo per la prima volta. L’incantesimo (perché di questo stiamo parlando) si è avverato ancora un volta domenica 21 gennaio al Trail della Gallinara: tra Albenga a Alassio, sulla Riviera di Ponente della meravigliosa Liguria. Non è finita qui: la sensazione di déjà vu nulla toglie all’identità della nuova esperienza. Al contrario, stupore e incanto creano un collegamento diretto con quelle precedenti e fissano un senso di appartenenza che - ben oltre i luoghi, compresi quelli comuni - si estende alle persone, ai profumi, a ciò che di più profondo e intimo la fatica della corsa sembra celare, ma poi invece no! Perché in fondo (molto in fondo, come detto!) anche lei, Sorella Fatica, beh si… anche Lei è appartenenza, comunanza carnale e ideale, di membra e di spirito. E allora, benvenuti al Trail della Gallinara: uno dei migliori esempi di tutto questo. Scoperto chissà come, corso come meglio ho potuto e da rifare presto, anche se purtroppo passerà un intero anno “prima di” poterne rivivere la magia.

© S. Gatti

Alla continua ricerca del tempo perduto (nel senso del clima, non certo di quello del cronometro, che non ho mai trovato!), ci siamo spinti ancora una volta in Liguria. La primavera è ancora di là da venire ma da quelle parti le probabilità di intercettarne qualche primissimo segnale aumentano sensibilmente. In realtà mareggiate e vento forte hanno costretto lo staff organizzatore di ASD Albenga Runners agli straordinari sia alla base operativa del Camping Italia che sui sentieri del Trail della Gallinara, che torna in calendario dopo un anno di pausa forzata. Per fare le prove generali della primavera che verrà, manco a dirlo abbiamo scelto la prova-clou dell’evento: con ribaltamento temporale dico subito che al traguardo il mio Garmin registrerà una distanza di ventisei chilometri e ottocento metri, per un dislivello positivo di millequattrocentocinquanta metri. Mica male per essere solo il 21 gennaio e già da un po’ hai in mente le solite “pazzie” estive trail e soprattutto sky…marathon. Quindi dai, questa corsa “s’ha da fare!” Eccoci pronti ad entrare in azione dal fondo di via Einaudi, a due passi dalla spiaggia e dopo una ricognizione lungo la battigia stessa il pomeriggio precedente il via, appena arrivato da Milano, per un safari fotografico tra mare, stabilimenti balneari deserti, giardini incolti ma incredibilmente colorati e soprattutto la suggestione dell'Isola Gallinara laggiù, a forse un chilometro da qui in linea… d’acqua. Senza dimenticare di ritirare il pettorale: 101, mi piace! Invita e responsabilizza... alla "carica". Il pettorale del TDG "long" fa pure "pendant" con i colori della divisa di ASD Sportiva Lanzada (Valmalenco, in provincia di Sondrio), società alla quale appartengo fin dai miei primi anni di corsa, ormai quasi dieci. Peccato che mi stia avvicinando fin troppo velocemente al traguardo dei sessanta.

© Trail della Gallinara Ufficio Stampa

Clima fresco, anzi freddino ma ormai non conta: in testa c’è solo la gara. Chiedo allo speaker di darmi una mano a stringere come si deve appena sotto la spalla destra il velcro del braccialetto con il chip del cronometraggio Wedosport. Un po’ come quando ti prendono la pressione alla visita annuale per il rilascio del magico foglio giallo dell’idoneità agonistica. A proposito: fatto, anche quest’anno! Seconda sensazione: quella del braccialetto elettronico dei condannati in via definitiva. La nostra “colpa” equivale però semplicemente alla nostra passione e la sconta più che altro chi resta a casa ad attenderci. "Chippiamo" al banchetto "Wedo" e poi - molto significativamente, a proposito di braccialetto elettronico - dentro, in gabbia di partenza! Al termine del briefing tecnico Fabrizio Fattor - presidente di Albenga Runners - passa in rassegna i favoriti della gara e - quando arriva agli “special guests” - mi fa la gentilezza di nominarmi, in quanto giornalista specializzato di Sportmediaset. Un collega (nel senso di un trailrunner!) appena alle mie spalle fa: "Bravo Gatti!". Mi stringo nelle spalle e mi faccio piccolo… Poi via, meno male si parte! Ciao mare, a più tardi.

© S. Gatti

Il lungo rettilineo iniziale (che poi sarà anche quello finale) permette al gruppo di stiracchiarsi subito. Mentre “apprezzo” la leggera salita, la testa entra già in racing mood e mi trasmette il seguente pensiero: beh, tra qualche ora mi aspetta un ultimo chilometro “o giù di lì”, tutto in discesa! La gara sale subito di tono (e non solo quello). Lasciamo case, vie e asfalto dei margini occidentali di Albenga sgambettando un po’ clowneschi su per un'implacabile scalinata che ci lancia sul lungo traverso a mezzacosta collega Albenga e Alassio. Sulle mappe del GPS leggo “Passeggiata Ecologica” ma i locals ai quali ho chiesto preventivamente qualche “dritta” (segnatamente l’amica Francesca Parodi) mi dicono essere uno dei loro classici itinerari d’allenamento (fortunelli, vi invidio!). Ripercorre il tracciato della Via Julia Augusta, fatta costruire - come tratto della Via Aurelia - dall’imperatore Augusto per collegare Roma e la Gallia Meridionale. Si traversa lungamente senza guadagnare quota e anzi in continuo saliscendi. A me più che altro sale la rabbia e (senza troppi giri di parole) scende… qualcos'altro quando - chilometro tre, non oltre - perdo già il pettorale che infatti di solito fisso con delle spillone da balia, che stavolta ho dimenticato a casa. Perdo almeno due minuti a spillare di nuovo (e nervosamente) il mio "centouno" alla divisa, mentre guardo "bello" impanicato tutti quelli che mi sfilano via e che… non recupererò mai più: almeno una quarantina di colleghi!

© Walter Nesti/Fotoamatori Finalesi

Il tranquillo tran tran della Via Julia Augusta termina da un metro all’altro appena tocchiamo il filo della cresta che - dalla base della Punta Santa Croce - corre su (sì, corre… Ti piacerebbe, eh…?) fino al crocevia tra i percorsi del TDG (in “pista” ci sono anche i colleghi della prova da dodici chilometri), al termine della discesa del Monte Bignone che - là sopra - già ci attende nel finale di gara. Smarcato il bivio, inizia un lungo tratto tutto in discesa. Bello, davvero bello: se non fosse per la certezza che stiamo perdendo tutto il dislivello appena fatto in salita e che dovremo tra poco inevitabilmente riguadagnare. Tutto da rifare quindi. Siamo ormai all’altezza del centro abitato di Alassio (appena appena al suo margine superiore), quando una brusca svolta a destra ci mette di fronte alla dura (e ripida) realtà: un interminabile “muro” vertical dritto-per-dritto al termine del quale - con la lingua penzoloni - ci rituffiamo “golosamente” in discesa fino al punto più… occidentale della traccia di gara dove - ormai è un classico - abbandoniamo l’asfalto e giriamo a gomito su per la terza salitona di giornata, in direzione dell'isolato e austero Santuario della Madonna della Guardia, dove metto piede quasi due ore e mezzo dopo il via. Parte proprio da qui il lunghissimo traverso di ritorno che - in sette/otto chilometri circa - riporta il plotone ormai sfilacciato verso Albenga: in parte vista-mare, in parte appoggiando verso l’entroterra, dentro un bosco che - tornando alla riflessione iniziale - riecheggia atmosfere autunnal-prealpine delle quali peraltro non avvertivo l’esigenza. Infatti avevo rifuggito le suddette per venire a correre al mare.

© Trail della Gallinara Ufficio Stampa

Abbandoniamo la linea di cresta e ci buttiamo giù tra la macchia mediterranea verso una sella che introduce alla rampa bella secca che arrampica fino alle roccette della vetta del Monte Bignone, arricchite da un passaggio tecnico, addomesticato da una corda di sicurezza. Sella, rampa e roccette mi trasportano misteriosamente - a livello spaziotemporale e percettivo - fino alla primavera scorsa: fino ai colori, ai profumi e alle sensazioni di Villacidro Skyrace, nel sudovest della Sardegna. Giù dal Bignone, eccoci di nuovo al crocicchio di Santa Croce e poi per sentiero corribile a mezzacosta, assecondando le rientranze di un paio di valloncelli - ad aggirare le pendici boscose orientali del Bignone stesso - svoltando verso la piana occupata quasi per intero (laggiù) dall’abitato di Albenga e dalla sua zona industriale e commerciale, che si spinge nell’entroterra, praticamente fino all’aeroporto di Villanova d’Albenga. Mi sembra quasi di sentire la voce dello speaker all’arrivo, ma noi di fatto voltiamo le spalle al campo base, per allungare ancora un po’ la strada… Quando rimettiamo la barra in direzione del mare, ecco l’immancabile “cimento” finale: la traccia torna a salire. Giusto q.b. (quanto basta) per rimetterci in linea con l’ingresso “trionfale” nel centro abitato. A duecento metri dall’asfalto, “disegno” male una svolta del sentiero e per non ruzzolare a terra fuori tempo massimo metto le mani su un cespuglio… di rovi. Proprio il pretesto che cercavo per passare a salutare a fine gara gli amici della Croce Rossa Italiana e già che ci sono un rapido pit stop disinfettante.

© S. Gatti

Come anticipato molte righe e molta fatica sopra, la fine è un nuovo inizio. In compagnia del collega Gianluca ritroviamo la scalinata iniziale, che discendo forse ancora più goffo e impacciato di come l’avevo salita ormai quattro ore fa. Poi solo più le vie cittadine e il viale - ora tutto in leggera discesa - di Via Einaudi. Lo percorriamo affiancati: ne avrei di più ma vale la pena sprintare? Ho “spirito” agonistico in abbondanza, da accendere tutti i fuochi del mondo ma siamo belli sprofondati nella pancia del gruppo e - per quanto mi riguarda - va bene così: ci stringiamo la mano a pochi metri dalla linea d’arrivo e - appena l’abbiamo superata - ci strappiamo il braccialetto elettronico (liberi!), restituendolo agli amici cronometristi (e molto altro ancora) di Wedosport. 

© S. Gatti

L’amico Fabrizio mi chiede qualche battuta al microfono. Ne approfitto volentieri per ribadire il concetto iniziale: bello bello mettere nello zainetto già a gennaio chilometri a profusione e abbondante dislivello, in funzione dei grandi appuntamenti della prossima estate. Poi mi accomodo al pasta party (al pesto, of course), che integrerò a cena con una ricca bistecca. Lunedì mattina invece rifornimento di focaccia da portare a casa, ma solo dopo una ricca colazione all’Hotel Sole Mare, un’ultima passeggiata lungo la battigia in modalità "spleen" (per dirla con Charles Baudelaire ma senza le sue connotazioni negative) e una lunga e approfondita visita tra i caruggi, le meraviglie architettoniche e le vestigia dello splendido centro storico di Albenga, città dall’importante passato romano e medioevale.

© S. Gatti
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