I gol, e i risultati, dicono Vlahovic, il contratto no. Due anni dopo il suo sbarco a Torino, la Juventus si scopre per la prima volta dipendente dal bomber serbo, pagato quasi 80 milioni, nel gennaio del 2022. Dopo un’estate turbolenta, con il club che ha cercato di cederlo invano, il 9 bianconero ha aperto una nuova fase della propria carriera, nonostante un inizio di stagione deludente (appena 4 gol nei primi 4 mesi).
L’ultimo Vlahovic, ammirato fra la trasferta di Frosinone del 23 dicembre e la partita con l’Empoli del 27 gennaio (7 gol segnati, più un assist, nel giro di un mese), è quello che la Juve ha sempre creduto fortemente di aver acquistato dalla Fiorentina. Il gol sbagliato con l’Inter e l’assenza per infortunio contro l’Udinese non intaccano (anzi, semmai incrementano) l’idea di aver finalmente trovato Vlahovic.
Anche l’andamento della sua carriera italiana lo conferma: dal 2018-2019, dopo 24 giornate di campionato, questa è la sua seconda miglior stagione, dopo il 2021-2022, quando però aveva giocato il girone d’andata con una Fiorentina votata all’attacco e disegnata su di lui.
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Insomma, il Vlahovic di gennaio è la punta forte che tutti a Torino si aspettavano. Questo però non basta a dissipare i dubbi sul suo futuro. Perché il contratto del vicecapocannoniere della Serie A, che scade nel 2026 e che prevede uno stipendio “a crescere”, sfonderà il muro dei 10 milioni netti all’anno dal prossimo giugno, quando Vlahovic staccherà Rabiot e diventerà il più pagato in casa Juve.
Cifre che nell’era Giuntoli non stanno più in piedi. Ecco perché il club vorrebbe che il serbo spalmasse l’ingaggio su più anni, firmando fino al 2028. L’alternativa è la cessione, già la prossima estate. Vlahovic sta bene a Torino e, insieme al suo entourage, medita sul da farsi. Intanto si prepara al rientro: sabato a Verona ci sarà. Andrà a caccia di gol. Per tenersi… secondo posto, e Juve.