Pioli, tutto un altro Milan: la panchina ti allunga la vita
I rossoneri stanno recuperando i pezzi uno dopo l'altro e il tecnico può finalmente scegliere: così il Diavolo torna a fare paura
Al minuto 81 di una serenissima serata di metà febbraio succede qualcosa di impensabile: Stefano Pioli inserisce Adli per Pulisic terminando i cambi a sua disposizione, si avvicina a Jovic, che si stava scaldando, lo abbraccia, gli sussurra qualcosa nell'orecchio spiegandogli, probabilmente, che ci sarà spazio per lui domenica sera contro il Monza. Gli dice, semplicemente, che ha dovuto scegliere, godendosi per la prima volta in stagione un'abbondanza che la lunghissima serie di infortuni aveva cominciato a togliergli già da ottobre. Evidentemente, tutto un altro Milan, non solo per la qualità, alta, del gioco, e per risultati che adesso arrivano con costanza (da dicembre solo le due sconfitte contro l'Atalanta cui vanno aggiunte 11 vittorie e 2 pareggi), ma anche e soprattutto per la panchina finalmente lunga che, dentro mesi di indiscrezioni più o meno reali sul futuro di Pioli, sta decisamente allungando la "vita" del tecnico. Tutto fila liscio in maniera così netta che perfino il piccolissimo problema di Leao (uscito per un fastidio al polpaccio che non gli impedirà di essere disponibile a Monza) non preoccupa come avrebbe fatto non più tardi di un mese fa.
La distanza tra quel passato di sciagure e l'oggi è un equatore che circumnaviga il mondo Milan, dove si vedono le prime sgambate di Kalulu e si aspetta senza ansia il ritorno di Tomori, sostituito in maniera eccellente da Gabbia, rientrato dal prestito al Villarreal inaspettatamente migliorato e solido. Il resto, in una competizione dove il Diavolo non può sfilarsi via dalla lista delle favorite, lo stanno facendo giocatori che sono chiaramente fuori categoria per questo pezzo di Europa come Loftus-Cheek o il solito Leao, in crescita, oltre che finalmente in gol, al di là dei mugugni per la mancanza di reti in campionato cui ha ben sostituito un'abbondanza di assist.
Le risposte avute contro il Rennes, squadra che era e resta pericolosa e che non perdeva da otto partite filate (in cui ha sempre vinto, salvo un pareggio, poi diventato vittoria ai rigori, in Coppa di Francia contro il Marsiglia), non si possono archiviare alla voce "notte magica". Che il Milan fosse in crescita era già chiaro da tempo, piuttosto andrebbe sottolineata la solidità delle ultime due gare (Napoli e appunto Rennes), finalmente chiuse senza reti al passivo. Davanti è tutto come prima, nel senso che il problema del gol non è mai esistito, e anzi è forse meglio di prima se si pensa che nel tabellino del match contro i francesi è mancato Olivier Giroud, vale a dire il principale marcatore. Però Pioli può adesso pescare dal suo mazzo, e non è poco per niente: Musah con Reijnders in mezzo e poi Bennacer e poi Adli, Thiaw in difesa e poi Terracciano, un Florenzi all'altezza se non proprio migliore di capitan Calabria, Okafor per non rischiare niente con Rafa. Tutta gente che può starci, che sa tenere alto il livello della squadra, che aiuta e non svaluta la manovra.
Così, con la gara decisiva di ritorno tra una settimana, si può pensare alla trasferta di Monza con serenità, mantenendo forse una promessa sussurrata nell'orecchio a Jovic e facendo rifiatare Giroud, variando ancora una volta il centrocampo, dando minuti a Thiaw dietro. Perché quali che siano i progetti, quale che sia la posizione di Pioli, quale che sia il futuro che al Milan si sono immaginati per lui (ieri doppia conferma di Scaroni prima e Furlani poi), una cosa è certa: la panchina ti allunga la vita.