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Milan, paradosso Pioli: l’Europa unica via per tenersi la panchina

Il tecnico si gioca il futuro in rossonero con l’Europa League, ma anche a Monza ha dimostrato di soffrire maledettamente il doppio impegno

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"Tutte le responsabilità del mondo sono mie. Sono io che scelgo i giocatori, la strategia, sono io che faccio i cambi". Queste parole di Stefano Pioli sono arrivate dopo il crollo di domenica a Monza, ma l’allenatore del Milan avrebbe potuto pronunciarle anche diverse altre volte perché quello del turnover e della gestione del doppio impegno è da sempre il tallone d’Achille del tecnico rossonero, il cui destino in panchina, paradossalmente, è ora strettamente legato all’Europa.

Nonostante le conferme e gli attestati di stima dei vertici del club infatti, dopo l’ennesimo scivolone che ha messo la parola fine a ogni sogno di rimonta scudetto, soltanto vincere l’Europa League (unico trofeo continentale che manca nella bacheca del Milan) potrebbe ribaltare le valutazioni su una stagione vissuta fin qui sull’altalena e convincere il Diavolo a confermare il suo tecnico.

Un vero e proprio paradosso si diceva, perché la cattiva gestione del doppio impegno per Pioli è una costante e i risultati degli ultimi anni lo dimostrano. Nell’anno dello scudetto il filotto di vittorie decisive è arrivato con i rossoneri fuori dalle coppe, nella passata stagione arrivare in semifinale di Champions stava costando il piazzamento nei primi quattro posti (raggiunto solo grazie alla squalifica della Juve), quest’anno l’Inter ha preso il largo tra ottobre e novembre e dopo un gennaio molto positivo è arrivata la prima sconfitta a cavallo tra i due impegni col Rennes.

Probabilmente le riserve non sono all’altezza dei titolari, di certo hanno influito molto gli infortuni, ma il Milan di Pioli non è mai stato davvero competitivo quando si è diviso tra campionato e coppe e questo limite per il futuro del tecnico può essere un grande problema perché dopo il ko dell’U Power Stadium il quarto posto è tutt’altro che al sicuro (domenica a San Siro arriva l’Atalanta, che è a -7, ha una partita in meno e ha già battuto due volte i rossoneri).

La qualificazione in Champions (che arriverebbe anche vincendo l'Europa League) è l'obiettivo minimo dichiarato, ma è evidente che non potrà bastare per essere confermato. Pioli per restare deve arrivare nelle prime quattro e vincere l'unico trofeo ancora alla portata, ma per farlo dovrà superare i suoi limiti (e magari prendere esempio da Inzaghi...).

Anche in caso di trionfo a Dublino però i dirigenti rossoneri dovrebbero interrogarsi: il Milan ha il dovere di lottare su più fronti, Pioli è l'uomo giusto? 

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