IL TEST

Glycerin 21: per Brooks un'evoluzione riuscita da effetto wow

Una scarpa ad alta ammortizzazione ma con ottima reattività

di
© brooks

La soddisfazione nasce da una smentita, da un preconcetto confutato dall'evidenza. Alla prova dei fatti, la Glycerin 21 è stata per me una scarpa da effetto wow! Perché? Presto detto. Personalmente testo le innovazioni - in questo caso il termine più appropriato per la nuova ammiraglia Brooks è però evoluzione - in due step: il "rodaggio", calzando la scarpa nella mia quotidianità, e la "prova su strada", la corsa dopo aver preso confidenza. Intendiamoci, non so se sia un metodo in assoluto corretto, è semplicemente il mio, consolidato in trent'anni di pratica. Ebbene, la camminata - primo step - mi ha restituito inizialmente due feedback: scarpa comoda ed estremamente ammortizzata ma, mi dicevo, forse non adatta a chi come me cerca maggiore reattività nella corsa. Tradotto: mi sembrava di "affondare" troppo nella rullata. La "prova su strada" si è rivelata invece piacevolmente sorprendente, smentendo in toto le mie perplessità: viaggiando sia a ritmi blandi - tra i 5.30/5.45 al km - sia a velocità più alta - per me questo significa 4.15/4.30 al km - la risposta della Glycerin 21 è stata armonica e propulsiva. La sensazione di trovare un'ottima protezione nell'appoggio si è abbinata alla progressiva consapevolezza di ottenere la "spinta" auspicata.

Insomma, qui non voglio dilungarmi a disquisire su nozioni che trovate nella scheda tecnica rilasciata dalla casa madre (l'intersuola con DNA LOFT v3 a nitro-infusione, la nuova suola RoadTack, la tomaia in maglia ingegnerizzata, il differenziale di 10 mm caratteristico delle scarpe Brooks, il peso approssimativamente di 275 grammi) ma solo riferire le sensazioni di un amatore "rodato", da circa 45/50 km a settimana, di peso medio, con allenamenti su strada e sterrato alternati tra pianura e collina. Ebbene, in conclusione la Glycerin 21 penso possa facilmente incontrare il favore di molti altri runner come me, anche di chi ama inserire nel proprio piano di lavoro camminate a ritmo sostenuto (superiori alle due ore e mezza/tre) per abituare gambe e testa a lunghi trekking. Una evoluzione riuscita.

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