L'OPINIONE DI BRUNO LONGHI

Inter: la “meravigliosa creatura” di Simone. Un po' Trap e un po' HH

La forza della capolista contro la precarietà della Juve e la discontinuità del Milan

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© Getty Images

A prescindere da ciò che potrà accadere nelle prossime ore, nelle prossime settimane, nei prossimi mesi, è innegabile che la classifica aggiornata della serie A sia lo specchio sincero delle potenzialità delle prime tre squadre leader. E i distacchi attuali risultano esserne la logica spiegazione. L’Inter sta dominando in tutto e per tutto. Ha vinto ben 7 partite con 4 gol di scarto, ha il bomber del torneo, il miglior attacco, la difesa meno battuta e la sua differenza gol, +51, è superiore di una lunghezza alle ret i- 50 - segnate finora dalla più prolifica inseguitrice, il Milan. Vince, convince, diverte, palleggia, verticalizza. Gli avversari che la subiscono, la elogiano. E’ riuscita a realizzare questo invidiabile progetto nonostante a inizio stagione fossero venuti a mancare elementi come Onana, Brozovic, Gosens, Lukaku e Dzeko. E altri ancora. Ma ha saputo rinascere dalle loro ceneri. In questi giorni mi sono permesso di cercare un accostamento, una somiglianza, tra la “meravigliosa creatura” di Simone Inzaghi e qualche Inter del passato. Pur suscitando il prevedibile ostracismo di chi contesta a prescindere, penso che questa squadra unisca alla piacevolezza spettacolare dell’Inter dei record del Trap (stagione 88/89) la letale abilità nelle ripartenze che contraddistingueva quella del Mago Helenio Herrera (mitici anni Sessanta). Non un solo calcio, ma diversi modi per interpretarlo. Ovviamente nel pieno rispetto di quella regola che ritiene approssimativi gli accostamenti con il passato. L’Inter è comunque perfettibile. Lo dice il suo allenatore. Lo è molto di più la Juventus la cui classifica merita tanti elogi per lo meno quanti sono stati i rischi che via via si è presa per realizzarla.

La squadra di Allegri ha vinto in totale 17 partite di cui ben 11 di misura (o di “musura”) e di queste addirittura 4 abbondantemente oltre il 90°.Il che puo’ suonare come il classico merito di non molla mai, ma è anche il sintomo di una superiorità spesso precaria anche di fronte ad avversari abbordabili. La Juve ha attaccanti forti, Vlahovic è ritornato (finalmente) quello di Firenze, il centrocampo ha nel solo Rabiot un giocatore di livello internazionale, la difesa conta su elementi di sicuro affidamento che però - a differenza i quelli dell’Inter - partecipano alla parte offensiva quasi esclusivamente sulle palle inattive. I difetti ci sono. Pur tuttavia Allegri è stato finora bravo ad andare oltre i limiti della qualità dei singoli e della sua (contestatissima) idea di gioco. Non solo lui, anche Pioli vive costantemente sui carboni ardenti per i risultati finora ottenuti dal suo Milan. Personalmente non concordo. Ma se di difetti dobbiamo parlare, questi vanno ritrovati nella discontinuità: riscontrabile tra una partita e l’altra, ma anche all’interno della stessa. E imputabile, secondo me, (oltre agli infortuni in quantità industriale di cui spesso si è parlato) anche a un mercato che non è stato all’altezza di quanto era lecito prevedere in estate. Tanto per essere chiari, la differenza la fanno sempre i soliti, Leao in primis, Theo Hernandez e Giroud. Che ci sono oggi, che c’erano ieri e pure l’altro ieri.Raramente i nuovi. Tuttavia ritengo il Milan superiore alla Juventus.  Ed entrambe inferiori all’Inter.

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