L'ANALISI

Il Milan prosegue l'assalto al secondo posto ma ha perso la sua identità

 Il Milan torna con i tre punti dall'Olimpico ma con ancora troppe incognite dal punto di vista tattico

di
@Getty Images

Se c'era un aspetto importante del Milan di Pioli era quello legato alla capacità di sfruttare i punti deboli degli avversari, cambiando la sua struttura di gioco mantenendo i propri principi. Anche in una partita non esaltante come quella contro l'Atalanta, i rossoneri hanno saputo preparare la gara nel modo migliore. Nella vittoria a Roma con la Lazio, invece, l'unico aspetto davvero positivo sono i tre punti.

Al di là degli aspetti arbitrali, con gli avversari costretti a chiudere la partita in 8, il Milan si gode la vittoria, la speranza di poter puntare al secondo posto, e la certezza di saper vincere le cosiddette partite "sporche". Vincere a due minuti dalla fine con un gol segnato da una riserva ti lascia comunque un retrogusto dolce che, però, cozza con quanto successo nei precedenti 87 minuti. Pioli la prepara con il solito 4-1-4-1 con Adli davanti alla difesa e Bennacer in linea con Loftus-Cheek, dietro a Giroud, con Pulisc e Leao sugli esterni. 

La Lazio però non permette ai rossoneri di pescare i giocatori piazzati sulla trequarti, alle spalle della metà campo di Sarri, con una struttura che blocca  la parte centrale con Guendouzi ad accompagnare Immobile nella chiusura sui difensori centrali avversari, schermando la palla su Adli. La posizione di Vecino e Luis Alberto non consente al Milan di andare a servire i due trequartisti centrali, con Felipe Anderson e Zaccagni chiamati ad allargarsi non appena la palla arriva a Florenzi e Theo Hernandez. Gli ospiti fanno fatica a risalire il campo mentre la Lazio ci prova andando a servire, anche direttamente con Provedel, Marusic alle spalle di Leao, che latita abbastanza nei ripiegamenti difensivi.

Ne esce una situazione di grande stallo, con occasioni (non eccessive) da una parte e dall'altra, fino a quando i padroni di casa non rimangono in 10. Sarri non rinuncia alle tre punte con un 4-2-3 che diventa un 4-4-1 in fase difensiva. Il Milan, senza troppi spunti né dal punto di vista dell'inventiva tattica del suo allenatore né per le invenzioni dei singoli ( Leao, Giroud e Loftus-Cheek su tutti), svolta per la superiorità numerica e per gli ingressi di  Reijnders piazzato di fianco a Loftus, e  Okafor,  chiamato ad affiancare Giroud con Pulisic e Leao sugli esterni. Con questa formazione iper offensiva, e contro una Lazio in super inferiorità numerica, il Milan riesce a portarsi a casa i tre punti. Abbastanza per tornare a Milano soddisfatti ma non abbastanza per pensare di essere tornati ai tempi d'oro.   

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