INTERVISTA ESCLUSIVA

Basket, Sassari ha ritrovato il sorriso. Sardara: "Avevamo bisogno di una scossa"

La vittoria con Bologna ha fatto ritrovare il sorriso alla Dinamo Sassari, che ha svoltato con l'arrivo di coach Markovic. Il presidente Sardara: "Avevamo bisogno di una scossa e di disciplina"

di Raffaele Pappadà

Sassari ha ritrovato il sorriso e l'ha fatto contro un avversario di prestigio, tra i più ammirati in Europa per la sua pallacanestro. Il 93-88 sulla Virtus Bologna ha diversi impatti positivi: sulla classifica e, soprattutto, sull'umore del gruppo allenato adesso da coach Markovic. Una vittoria da ricordare, che può rappresentare una ripartenza verso un finale di stagione diverso: è quello che spera il presidente Stefano Sardara.

"L’immagine più bella che mi porto dietro dalla partita con la Virtus è sicuramente quella finale, quando ho visto tutta la squadra chiamare l’allenatore in mezzo al campo per festeggiarlo. Per chi ha visto le due settimane di allenamento, sembrava di essere più alla brigata Sassari che al PalaSerradimigni. I giocatori hanno capito la strada da intraprendere, hanno ringraziato il coach per il lavoro, nonostante sia stato molto duro per loro. Credo che la scelta che è stata fatta, che ho assecondato nonostante avessimo dato apertura per il mercato, ha pagato e sta pagando. I giocatori che abbiamo preso sono di valore, purtroppo la stagione è nata con mille problemi e solo da un mesetto abbiamo tutta la squadra al completo. Ora siamo nelle migliori condizioni per fare il miglior finale di stagione possibile, senza precluderci nulla".

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Una svolta legata all'arrivo in panchina di coach Markovic, seguendo un sentiero forse nuovo, ma ben chiaro. Per la società, infatti, non esistono bandiere e nazionalità, ma solo caratteristiche utili o meno al progetto e alla fase che si attraversa. "

Credo che il coach, come i giocatori, non abbiano una nazionalità. È un problema di caratteristiche che cerchi nel momento in cui vai a cambiare. Nenad è un allenatore che è stato giocatore e in questo momento ha portato quel cambiamento di cui avevamo bisogno, senza che ci fossero particolari demeriti di chi ha allenato prima, Piero credo abbia fatto un ottimo lavoro. Il basket e lo sport sono fatti così: se si perde la chimica, il feeling, hai bisogno di altre cose. Ciascun allenatore è bravo in certe cose, un po’ meno in altre. Ognuno ha le sue caratteristiche e in questo momento credo che la squadra avesse bisogno proprio di una cultura un po’ slava per trovare quella disciplina che abbiamo visto in campo domenica".

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Adesso si aprono nuove prospettive, in un campionato che è diventato più bello, più difficile e più equilibrato. "Il fatto che il campionato sia molto aperto è legato al fatto che, secondo me, il livello si è alzato e la cosa che in ogni gara pesa di più, oltre alla qualità tecnica di ciascuna squadra, è la testa dei singoli giocatori e del team. Quando una squadra vuole vincere ha qualcosa in più, a prescindere da chi ha di fronte. In questo momento vediamo squadre di bassa classifica mettere un quid in più che gli dà più forza anche contro squadre di prima fascia come Milano, Bologna, Venezia o Brescia. Il campionato non dà pause, ogni partita vale e la somma delle partite ti restituisce la classifica. Non c’è tempo per recuperare, non bisogna buttare via punti. "