OGGI CON DISCRETI

Cuore tifoso Juventus, mai più cori sull'Heysel

L'avvicinamento verso la sfida di Firenze con l'appello di Commisso: sì alla sana rivalità sportiva, no alla vergogna

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Sta per arrivare il momento di Fiorentina-Juventus e come purtroppo capita ormai da tempo, troppo tempo, l’attesa viene accompagnata assai spesso dalla vergogna. La vergogna di dover stare ancora qui, nel 2019, a censurare e condannare cori contro l’Heysel o scritte contro l’immenso Gaetano Scirea. L’atavica rivalità sportiva nata dopo lo splendido testa a testa del campionato 1981/1982 trasformata in una becera guerra di partito dove non vince nessuno.

Un grande applauso in tal senso merita allora il neo presidente della Fiorentina Rocco Commisso che, senza giri di parole o paura di mettersi contro la parte più ostile della sua stessa tifoseria, invoca nel corso dell’intervista rilasciata al Corriere dello Sport di non voler mai più sentire quei cori e noi, ovviamente, non possiamo che associarci al suo appello.

"Non voglio più sentirli né sull'Heysel né su Scirea. Si va contro i miei principi. E non voglio neanche più quelli contro il sud. Io sono calabrese, Joe Barone è siciliano, Montella è napoletano, attaccare i meridionali è attaccare noi. Non so chi abbia fatto quei cori, non li conosco, ma non voglio più sentirli. Ai leader della Fiesole dico: controllate i pochi che lanciano quelle urla. La Fiorentina è di tutti, mia, dei tifosi e della Fiesole. Quei cori e la violenza no".

Condannare pubblicamente chi sbaglia, controllare i pochi (a volte anche più, diciamolo) che non rispettano le regole, i principi di umanità ed educazione e allontanarli dagli stadi. Senza tentennamenti. Probabilmente se Tommaso Giulini, presidente del Cagliari, l’anno scorso non avesse sminuito i cori razzisti contro Kean di una parte della sua tifoseria nel corso di Cagliari Juventus quest’anno non avremmo assistito a quelli, sempre razzisti, contro Lukaku in Cagliari-Inter.

A volte, pur di difendere i propri colori (a torto) o nascondersi dietro il “così fan tutti” si commettono errori gravissimi che possono condizionare in maniera decisiva questa battaglia di civiltà. Non esistono tifoserie vergini o sante in questa inutile guerra, esiste un codice non scritto tra le fazioni più facinorose che allo stadio si può fare e dire di tutto pur di annientare il proprio avversario. E non solo in Italia, basti pensare al recente caso del “tifoso” dei Rangers Glasgow che pur di far male emotivamente al capitano degli storici rivali del Celtic ha vergognosamente tirato in ballo la sorella morta di cancro.

Finché non si condannerà e combatterà questo modo di pensare, non si riuscirà mai a debellare la violenza e l’ignoranza. Ben vengano quindi gli appelli alla Commisso, alle parole però poi dovranno seguire i fatti. Speriamo sinceramente di non dover ritornare sull’argomento nei prossimi giorni e nemmeno in altri momenti ma pensare di debellare un fenomeno così diffuso in poco tempo è purtroppo illusorio. Non bisogna mai abbassare la guardia, è una battaglia di civiltà, rispetto.

Della rivalità tra Juventus e Fiorentina vogliamo ricordare la corsa di Borgonovo sotto la Fiesole, Roberto Baggio che ancora scosso dal trasferimento in maglia bianconera si rifiuta di calciare un rigore proprio nella “sua” Firenze, i duelli Antognoni-Tardelli o Passarella-Platini, la filosofia di Socrates, la storica finale di Coppa Uefa del 1990, la “remuntada” di Giuseppe Rossi ai danni di Conte e quella di Del Piero nel primo anno di Lippi, con il gol più bello di sempre realizzato in carriera da “Pinturicchio”. Ecco cosa vogliamo ricordare di questa sfida. Una atavica ma sana rivalità sportiva.

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