Inter, tra statistiche e scelte la maledizione dei rigori te la sei un po' cercata
Contro l'Atletico Madrid gli errori di Sanchez e Lautaro, due non proprio infallibili dal dischetto in carriera. E la scelta Klaassen...
La chiamano lotteria dei rigori perché arrivare lucidi sul dischetto dopo 120 minuti, e nel caso di Atletico Madrid-Inter davvero dispendiosi con entrambe le squadre arrivate sfinite al traguardo, richiede uno sforzo mentale enorme per i giocatori che si prendono la responsabilità di tirare. E per lo stesso motivo è ingeneroso incolpare un calciatore di una sconfitta per un errore nella lotteria finale, anche se bisogna ammettere che ieri l'Inter ci ha messo un po' del suo nello scegliere i tiratori e, con altre decisioni, forse sarebbe potuta finire diversamente.
Tutti bravi a pontificare dopo, lo sappiamo. E non va dimenticato che in un ottavo di finale di Champions, che vale prestigio e tanti soldi, la lista dei cinque rigoristi è qualcosa che viene studiata ben prima del 120° minuto (e non è un caso che Simone Inzaghi, nella conferenza post-partita, abbia detto che in allenamento erano stati provati i tiri dal dischetto, ed era andata decisamente meglio che al Civitas Metropolitano). E poi vanno aggiunte condizioni fisiche, eventuali disponibilità (e indisponibilità) del singolo a calciare oltre a uno sguardo più generale dell'allenatore che sa quale sia il mood della squadra.
Però, forse, non è un caso che dei cinque rigoristi nerazzurri, gli errori siano arrivati proprio da Alexis Sanchez, Davy Klaassen e Lautaro Martinez. Che il capitano interista non sia un mago dal dischetto è cosa risaputa, l'ultimo errore prima di ieri risaliva solo a un paio di settimane fa: 28 febbraio, Inter-Atalanta 4-0, partita nella quale aveva comunque segnato un gol. Per il Toro 13 rigori segnati su 21 all'Inter, in carriera sono 17 su 27 e zero nei rigori finali contando ieri e in finale di Coppa Italia 2019 contro la Lazio. Numeri non molto migliori per Alexis Sanchez, a quota 16 penalty segnati su 29 calciati in carriera. Due non proprio infallibili dagli undici metri, diciamo.
L'altro errore è stato di Klaassen, anche se in questo caso bisogna fare i complimenti a Oblak (bravo pure su Sanchez, ma era più difficile il tiro dell'olandese). Il centrocampista aveva sulle spalle 33 presenze in Champions League, e forse è proprio su questo che si è basata la scelta di Inzaghi, ma è anche un giocatore decisamente scollegato dal progetto Inter. Vero che il tecnico nerazzurro più volte, quasi a mò di scuse, ha detto di essere dispiaciuto di non avergli dato più minuti in stagione ma se siamo arrivati a metà marzo e Klaassen ha messo insieme solo 311' in tutte le competizioni, vuol dire che è a tutti gli effetti una riserva. E dargli il difficile compito di essere uno dei giocatori che poteva decidere il destino della squadra in Europa non è stata proprio una scelta azzeccata.