I pm che indagano sulla vendita del Milan ipotizzano che tra i possibili motivi per i quali Elliott avrebbe deciso di mantenere il controllo del Milan potrebbe esserci anche la volontà di ricapitalizzare, ossia di fare entrare nuovi investitori nella società rossonera, tenendo conto che il fondo di Paul Singer incassa interessi al 7% sul finanziamento da 560 milioni di euro concesso al "compratore". Il lavoro degli inquirenti, che si concentra anche sul prezzo di vendita del club a RedBird, ruota anche attorno a questa possibilità e gli inquirenti vorrebbero vederci chiaro.
Da un lato, dunque, come indicato nel decreto di perquisizione eseguito martedì nell'inchiesta, Elliott, che controllerebbe già il Lille in Francia, gestirebbe in "conflitto di interesse" rispetto ai regolamenti Uefa e in modo occulto anche il Milan. Dall'altro lato, sebbene non compaia formalmente come reale proprietario del club rossonero, avrebbe comunque un guadagno da una probabile ricapitalizzazione della società con l'ingresso di nuovi soci.
Il "nuovo investitore", si legge in un documento acquisito nell'inchiesta dei pm Polizzi e Cavalleri e del Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza, ossia l'"Ac Milan Investor Presentation", entrerebbe "nella proprietà con il 41,7%" acquistando l'80% del finanziamento "del venditore", ossia quello concesso da Elliott a RedBird e sui cui quest'ultima paga interessi.
In sostanza, Elliott continuerebbe a gestire la società e a guadagnare sulla ricapitalizzazione, stando a quanto rilevato dagli inquirenti. Le perquisizioni, infatti, sarebbero arrivate proprio dopo che è stato rintracciato quel documento in relazione a voci su possibili nuovi soci "arabi".
A fine mese con un accertamento tecnico, alla presenza, se vorranno, anche dei consulenti delle difese degli indagati, saranno effettuate le copie forensi di tutti i dispositivi informatici sequestrati nelle perquisizioni. C'è stata anche una perquisizione "presso terzi", ossia a una persona non indagata. A fine mese, dunque, inizierà la fase delle analisi dei contenuti di telefoni, pc, tablet alla ricerca di mail, documenti, messaggi, con una quarantina di parole chiave, per cercare riscontri utili sul fronte dell'accusa di ostacolo alle funzioni di vigilanza della Figc. Se salteranno fuori altri elementi, l'indagine potrebbe approfondire semmai anche altre ipotesi di reato.
Per ora il perimetro dell'inchiesta resta quello indicato nel decreto. I difensori non ha fatto ricorso contro i sequestri di due giorni fa, ma hanno ancora poco più di una settimana di tempo per presentare istanza al Riesame. Non sono previsti, al momento, interrogatori o audizioni di testimoni e la Figc non ha ancora presentato richiesta formale di atti alla Procura milanese.