Il modulo, questo – fino a qualche anno fa – sconosciuto. Già, perché ultimamente impazza la moda di come si dispone una squadra in campo; e se, per caso, capita di perdere una partita grazie ad un cambio inopportuno, ad esempio l’ingresso di un centrocampista al posto di un attaccante, ecco che iniziano a divampare le polemiche.
Ci si riempie la bocca di numeri; 3-5-2, 3-4-3, 4-4-2, 4-3-3 e smettiamo, altrimenti potremmo continuare a lungo, quasi senza più badare a chi in campo ci va per davvero e il numero lo ha, ma sulle spalle. Insomma, raccontiamocela un po’, quel che fino ad un decennio fa era semplicemente un corollario al calcio giocato è, poco per volta, diventato una componente fondamentale del pallone. E non è un caso che a Luciano Spalletti, tanto per citarne uno conosciuto a tutti quanti, la cosa che veniva rimproverata con maggior ruvidità da parte della tifoseria era l’incaponirsi, anche oltre il lecito, sul 4-2-3-1 che tanto bene non funzionava, al netto degli uomini schierati da Luciano nostro a cui, nonostante le critiche mai risparmiate quando dovute – ovviamente opinione del tutto personale pertanto opinabile assai - credo l’Inter e la sua gente debba tributare un applauso per coerenza e interismo mai banali.
Chiaro, in campo gli uomini vanno disposti ciascuno dove può rendere meglio, altrimenti prendiamo tante figurine a casaccio e va bene lo stesso. L’ultima campagna acquisti nerazzurra, ad esempio, proprio su questo punto verteva; uomini giusti al posto giusto, seguendo le indicazioni di chi sta in panchina e, di fatto, è il capitano della ciurma. Di conseguenza l’allontanamento, per alcuni forzato, da casa madre; perché non sempre il nome, solo il nome, è utile al raggiungimento dell’obiettivo che ci si è imposti ad inizio stagione. Posto per le lacrime zero, non deve esserci, non deve manco esistere. La Società decide, la Società ha deciso.
Certo, la domanda che mi viene spontanea è; ma l’Inter deve dipendere da uno schema? O da semplici numeri disegnati su una lavagna? Una volta, anni fa, avrei risposto no, non importa, tanto io ho tizio che mi risolve la partita, basta e avanza. Oggi, purtroppo o per fortuna, dipende dai punti di vista, il calcio è profondamente cambiato. Oggi tizio è importante, ma non fondamentale. Tizio può dirigere l’orchestra in campo, ma se l’orchestra non suona seguendo i tempi giusti non c’è tizio che tenga.
Ecco perché si, l’Inter – come tutti – dipende da schemi e numeri. Senza mai dimenticare gli uomini.
Alla prossima.