Se il problema era, ed è, quello di trovare un centravanti che ci guidasse a Euro 2024, la ricerca di Luciano Spalletti può essere considerata chiusa. Mateo Retegui è certamente l'uomo di cui avevamo bisogno. Non ruba lo sguardo con giocate mirabolanti, ma segna e fa quello che deve fare, vale a dire contribuisce al gioco offensivo e permette alla squadra di avere un uomo cui appoggiarsi per salire. Il punto è semmai un altro: fatta salva la prestazione dell'attaccante del Genoa, dalla trasferta americana, che si concluderà domenica con la sfida all'Ecuador, non c'è davvero nulla da salvare. Male la difesa, male il centrocampo, male gli esterni offensivi. Trovare un giocatore che si sia distinto è impresa assai ardua, anche se una prestazione non proprio all'altezza era più che pronosticabile: partita inserita nel bel mezzo della stagione, nel suo momento decisivo a voler essere precisi, e arricchita dal volo trans-Oceanico che, era logico pensarlo, altro non poteva fare che affaticare ulteriormente il gruppo. Ma è una questione di soldi e a quelli, per motivi inutili da elencare, non si rinuncia.
Se anche Luciano Spalletti, nel post partita, si è limitato a commentare quasi esclusivamente la prestazione di Retegui, vuol dire che nemmeno lui ha trovato così utile questo esperimento. Badate bene, di esperimento in effetti si è trattato: molti uomini cambiati rispetto all'ipotetico undici titolare da spedire all'Europeo, il passaggio al 3-4-2-1, l'avversario fastidioso che non ti permette di giocare bene a calcio. Gli ingredienti erano nel piatto e il piatto, va da sé, non è stato esattamente stellato.
Poi, certo, se si commettono certi errori, ha ragione il ct, è quasi inutile parlare di tutto il resto. Spalletti è convinto di essere sulla strada giusta e di aver già dato indicazioni che la sua Nazionale sta immaganizzando. A vederla da fuori, l'impressione è altra e impressione, questo sì, fa osservare la distanza tra noi e alcuni prossimi avversari. Il Portogallo, per dire, bello, lucido, veloce, talentuoso e capace di infilarne 5 alla Svezia, che peggio del Venezuela (forse) non è.
Se il punto di partenza è una squadra che fallisce ormai abitualmente la qualificazione ai Mondiali, essere a Euro 2024 è già aria fresca da respirare. Se, invece, l'ambizione era quella di difendere il titolo vinto in Inghilterra con qualche speranza di replay, beh, siamo molto, ma molto lontani dall'obiettivo. Mancano tre mesi o giù di lì e, Ecuador a parte, la possibilità di vedere un'Italia migliore è ridotta alle amichevoli di giugno contro Turchia e Bosnia. Poi il tempo sarà finito. E bisognerà essere tremendamente migliori.