Caso Acerbi-Juan Jesus: le falle dell’inchiesta che non convincono i napoletani
Ci sono alcuni dubbi non chiariti sulla sentenza della Procura federale
Le domande e i dubbi, da parte napoletana, che si porta dietro la sentenza sul caso Acerbi-Juan Jusus, vengono riassunti da "Il Mattino". Innanzitutto, si chiede il quotidiano, come mai nessun esponente federale si sia premurato di ascoltare a caldo i due protagonisti della vicenda subito dopo il 90'? O uno qualsiasi dei giocatori presenti nell'area nerazzurra durante la presunta frase razzista?
La Procura federale, poi, non ha ascoltato, nemmeno nei giorni successivi, giocatori come Lobotka, Barella o Dimarco che erano nelle vicinanze dell'alterco tra i due protagonisti. Resta anche il dubbio dei troppi giorni lasciati passare tra il fatto (avvenuto domenica sera) e l'audizione di Acerbi e Juan Jesus per il venerdì successivo. Chiné, insomma, ha ascoltato i due giocatori, che hanno dato la loro versione discordante dell'accaduto, e l'arbitro La Penna che, lontano dai due, non ha potuto fornire nessuna conferma o smentita di una delle due dichiarazioni.
Nella sentenza, poi, si è scoperto che Juan Jesus avrebbe dovuto fornire delle prove di quanto affermato, cosa che non era chiara alla vigilia del dialogo tra il difensore del Napoli e la Procura, e che rende ancora più incomprensibile la scelta della società azzurra di non fare accompagnare il suo tesserato da un avvocato. La sentenza, insomma, crea un precedente che potrebbe, d'ora in poi, rendere complicata la gestione di litigi di questo tipo sul campo di gioco.