Sarà la partita di Joe Barone. Con quel lutto nel cuore della Fiorentina che in qualche modo peserà anche nella testa dell’Atalanta. La sfida di campionato del 17 marzo, cancellata per via del malore che aveva colpito il direttore generale viola, e attualmente priva di una data di recupero, stavolta si giocherà. Non al Gewiss Stadium ma al Franchi.
Nell’andata della semifinale di Coppa Italia (in esclusiva mercoledì sera su Italia 1) il pericolo, per la Fiorentina, è un eccesso di stimoli (come si è visto sabato sera contro il Milan): la cieca volontà della squadra di onorare la memoria di Barone con una vittoria ha caricato l’ambiente di un peso insostenibile. Italiano si augura che stavolta non sia così. Anche perché in ballo c’è molto più di una qualificazione alla seconda finale di Coppa Italia consecutiva, 23 anni dopo l’ultimo successo. A due mesi da un addio sempre più probabile, per non dire certo, Italiano sogna di regalare un trofeo ai tifosi, a sé stesso e al club. Anche perché le due finali perse un anno fa (tra Conference e coppa Italia) fanno ancora molto male.
Ma lo stato d’animo di questo inizio di primavera (prima, il calo pesante in campionato - appena due vittorie nelle ultime 11 partite - poi, soprattutto, l’addio a Joe Barone) rischia di essere un fattore nel momento cruciale della stagione. Momento in cui, dall’altra parte, l’Atalanta sembra aver ritrovato invece la mano ferma del chirurgo (o del dentista, per citare Pep Guardiola).
Dal 2-1 di San Siro con cui l’Atalanta, il 10 gennaio, ha eliminato il Milan nei quarti di Coppa Italia, al 3-0 di sabato al Maradona in campionato, grazie al quale Gasperini ha ritrovato tutto: vittoria, gioco, entusiasmo… e Scamacca, finalmente “da Nazionale”. L’unico trofeo nella bacheca nerazzurra è la Coppa Italia del 1963. L’Atalanta cerca la terza finale in cinque anni. Molto dipenderà da sé stessa, ovviamente, ma anche dalla Fiorentina che si troverà davanti.