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Marani: "la Serie C è un falso problema, incidiamo per il 6% delle perdite"

"La cavalcata del Cesena e' stata entusiasmante, esaltante, il Cesena sta mettendo una serie di record in questa stagione: 27 vittorie su 34, potrebbe battere il record dell'anno scorso del Catanzaro. 72 gol fatti, appena 17 subiti. Nessuno ha avuto il ritmo del Cesena nei tre gironi. È una storia bellissima, di grande passione, conosciamo l'attaccamento della Romagna al Cesena. È un ritorno in Serie B dopo sei anni molto sofferti, era fallito nel 2018". Cosi' Matteo Marani, presidente della Lega Pro, ospite di Radio Anch'io Sport su Rai Radio 1, sulla promozione del Cesena in Serie B. Sull'approvazione del Piano strategico della Figc: "Noi ci siamo espressi a favore, perche' il primo principio deve essere quello dei numeri e dei conti. Il calcio italiano ha numeri molto pesanti, e' la prima necessita' di cui oggi avvertiamo il bisogno di sistemare. La Lega Pro da anni ha cominciato un processo duro, sofferto di risanamento al proprio interno. Negli ultimi 4 anni di bilancio la Serie C e' l'unica categoria che non produce nuovo debito. I Club della Lega Pro si sono dati una disciplina molto forte che sta producendo i suoi effetti".

Rispetto a cinque anni l'indebitamento e' calato. Il calcio italiano perde un miliardo e 300 milioni all'anno. Vuol dire perdere 3 milioni in una giornata. Di questo miliardo e 300 milioni, la Serie C incide per 90 milioni, ovvero per il 6%. Quando sentivo discussioni su una Serie C con troppe squadre - aggiunge - bisogna ricordare che le 60 squadre incidono per il 6% delle perdite del calcio italiano. Noi siamo a favore del rigore, dei numeri, ci auguriamo che questo piano sia funzionale. C'e' bisogno di maggiori controllo, disciplina e trasparenza". "Quello del numero dei club credo sia un falso problema. Faccio notare che la Premier ha il nostro stesso numero. La differenza e' che ha una ricchezza e una capacita' di produrre che noi non abbiamo. Imputare al numero delle squadre in C il problema del calcio italiano e' come guardare il dito e non guardare la luna. Temo che ci sia una luna molto grande", conclude Marani.