La notorietà mediatica di Alex Schwazer, 39enne marciatore azzurro che sta finendo di scontare la sua seconda squalifica per doping, si mantiene sempre molto elevata e in particolare negli ultimi mesi si è molto scritto sul suo desiderio di partecipare alle Olimpiadi di Parigi, grazie ad uno sconto che aveva chiesto in virtù di una sua collaborazione per aver scoperto che un tecnico internazionale, squalificato a vita, stava in realtà esercitando di nascosto la sua attività.
Sul possibile accoglimento di tale domanda, senza entrare nel merito del contenuto, avevamo spesso avanzato riserve per il semplice fatto che, la linea difensiva sempre impostata dall’atleta, fosse stata di muro contro muro avverso i massimi organismi mondiali dell’atletica, specie dopo l’ordinanza di non rinvio giudizio penale per frode sportiva ottenuta dal tribunale di Bolzano che, sostanzialmente, aveva decretato che non ci fosse una certezza sul fatto che l’atleta si fosse dopato in occasione della sua seconda squalifica.
Essendo però sempre rimasta quale unica decisione ufficiale la condanna dei vari tribunali sportivi che hanno trattato l’argomento, l’avere continuato ad attaccare i massimi organismi mondiali dell’atletica, con l’ipotesi del complotto, non ha sicuramente creato quella necessaria atmosfera per poter poi valutare serenamente successivi ricorsi tendenti ad ottenere sconti di vario genere.