Vagnozzi pensa alle contromisure per lanciare Sinner: "A volte deve sfruttare giocate più semplici"
Il tecnico marchigiano ha analizzato i progressi del 22enne di Sesto Pusteria in vista della stagione sulla terra rossa
Dal "lontano" 2022 Jannik Sinner non è solo cambiato da un punto di vista mentale, ma soprattutto tecnico e gran parte del merito è dovuto a Simone Vagnozzi che, in compagnia di Darren Cahill, hanno condotto il 22enne di Sesto Pusteria al numero 2 della classifica mondiale. L'ex tennista ascolano non ha potuto seguire il proprio allievo a Miami a causa di un intervento chirurgico a cui è stato sottoposto recentemente, tuttavia lo ha seguito da remoto scovando i segreti degli avversari.
"Chiamavo Darren per analizzare il match giocato e quello a seguire, per poi confrontarmi con Jannik. Abbiamo cercato di riproporre a distanza la nostra classica routine da torneo -ha raccontato Vagnozzi in un'intervista rilasciata al Corriere dello Sport -. Sono stati due match diversi tra loro. Medvedev ha provato a utilizzare la stessa tattica che, a Melbourne, aveva pagato. Avevamo però studiato delle contromosse, che Jannik ha messo in pratica molto bene mandando Daniil nel pallone: non sapeva mai se stare vicino al campo o allontanarsi, ed è uscito un po’ dal match. La sfida con Dimitrov è stata differente. Nel momento in cui Jannik è andato sopra nel punteggio, giocando molto bene, il bulgaro ha perso smalto anche a causa della stanchezza".
La mano del marchigiano si vede soprattutto nelle azioni promosse da Sinner, considerato da Vagnozzi da sempre "un grande colpitore" che ha saputo imparare a "leggere in anticipo" le mosse degli avversari e comprendere al meglio il gioco. Tutto ciò è stato accompagnato da una notevole crescita sul piano fisico anche se è necessario livellare ancora qualche dettaglio per fare il definitivo balzo in avanti.
"Umberto Ferrara (il preparatore fisico; ndr) sta svolgendo un lavoro incredibile, ma è un insieme di dettagli a fare la differenza. Noi pensiamo ad allenare Jannik a stare basso con le gambe, ad arrivare nella maniera giusta sulla palla e questo può accadere solo se sta bene fisicamente. In più credo che sappia intuire meglio la direzione del colpo avversario: prima lo capisce, prima ci arriva. In sostanza anticipa la giocata. Se uniamo a tutto ciò la capacità naturale di giungere in equilibrio perfetto sulla palla… - ha sottolineato Vagnozzi -. Rispetto a due anni fa oggi è a un livello molto alto, ma ci sono altri mattoncini da aggiungere. Tanti piccoli aspetti si devono ancora affinare: può migliorare al servizio; deve riuscire a vincere il punto con giocate, a volte, un po’ più semplici; può eseguire la smorzata o scendere a rete uno o due colpi prima di quanto avviene oggi. Il lavoro principale però sarà un altro. Cercare le soluzioni ai problemi tecnico-tattici che i suoi grandi avversari porteranno in campo. Medvedev sta studiando come batterlo e, se si eccettua il match di Miami, ha sempre messo in difficoltà Jannik. Alcaraz, già a Indian Wells, ha cambiato qualcosa. Tutti i top players si stanno chiedendo: 'E adesso come batto Sinner?'. Noi dobbiamo essere bravi a studiare le contromisure e a metterle in pratica".
A proposito di avversari, gli sfidanti si stanno giocando il tutto per tutto per salvarsi dalla potenza di Sinner che sta cancellando ogni record adattandosi alle varie superfici sulle quali si è trovato a giocare. I principali ostacoli da superare saranno ora la terra rossa e le contromisure che gli altri tennisti stanno preparando per fargli uno sgambetto: "A costo di andare fuori giri, stanno tutti provando a togliere a Jannik il controllo dello scambio, perché sono consapevoli che se comanda lui non hanno scampo. Sin dagli Australian Open tutto ciò è stato evidente: chiunque sia dall’altra parte della rete gioca sopra il proprio ritmo, prende tanti rischi. È complicato, però, tenere a lungo quel livello: gli errori salgono, la prestazione cala e Jannik ne approfitta. Torneremo in campo ad allenarci domani a Montecarlo. La programmazione, al momento, prevede il “1000” monegasco, Madrid, Roma e il Roland Garros. A Parigi, al termine dell’edizione 2023, ero sicuro che Jannik potesse giocare benissimo sulla terra. La sua superficie preferita rimarrà sempre il cemento, ma sul rosso potrà ottenere grandi risultati. I lati fisico e tattico, su cui è migliorato molto, sono importantissimi sulla terra. Vedremo cosa ci riserverà il prossimo futuro»