Ma come farà questa squadra senza i gol e la potenza di Lukaku? In che guai si metterà la difesa senza la personalità di Onana, senza parlare dei suoi rinvii-assist? Erano queste le domanda frequenti otto mesi fa quando si parlava dell’Inter. Era l’estate del 2023, alle spalle un campionato dignitoso e una finale di Champions League raggiunta a sorpresa. Le risposte sono arrivate abbastanza presto. Sommer con la sua fama di puffo portiere ha iniziato subito a volare e a non prendere gol, Thuram si è scatenato soprattutto nel girone d’andata a suon di gol e assist. La differenza tecnica è a favore delle scelte di Marotta e Ausilio, perché dalla cessione del portiere sono entrati 55 milioni, un pacco di soldi è stato risparmiato non riscattando Lukaku e pochissimo è stato reinvestito nei medesimi ruoli. Thuram addirittura è arrivato a zero.
Il cambiamento è stato radicale ma non altrettanto traumatico. Anzi, l’Inter di quest’anno nel suo complesso è nettamente migliorata rispetto alla passata stagione. Ha lasciato per strada un ottavo di finale di Champions League che poteva anche finire diversamente, ma ha dominato un campionato in cui ha mostrato solo meraviglie pur avendo cambiato addirittura dodici giocatori nella rosa. Un altro addio che sembrava traumatico era quello di Skriniar, invece l’arrivo di Benjamin Pavard ha portato tecnica, dinamismo ed entusiasmo in una difesa che si è valsa anche dei servigi di Bisseck e occasionalmente di Carlos Augusto, peraltro ottima alternativa a Dimarco anche sulla fascia sinistra.
Quando si dice “saper fare il proprio mestiere” si pensa proprio a gente come Marotta e Ausilio. Abili nello scovare i giocatori giusti, possibilmente a costo zero, abili nel resistere alla tentazione di chiudere velocemente le trattative in uscita, strategia che porta sempre a guadagnarci qualcosa di più. Criticatissimi per l’investimento pesantissimo su Pavard, si sono presi poi i meritati complimenti per la medesima operazione. Il francese oggi è sicuramente parte di una ristrettissima élite che comprende i difensori top d’Europa. Un altro giocatore che sembrava insostituibile è Brozovic, oggi felice e beato nel suo esilio dorato in Arabia, mentre Calhanoglu prendendosi il suo posto in campo è diventato un regista straordinario, aiutando anche Barella e Mkhitaryan a dare il cento per cento di sé stessi. L’unico cambio nel quale l’Inter forse non ha guadagnato in termini tecnici è quello che ha portato Cuadrado in nerazzurro al posto di Bellanova che nel Torino è parecchio cresciuto. Ma sono dettagli in un bilancio ampiamente positivo.
Marotta e Ausilio meritano in assoluto un 9 in pagella, hanno fatto tutto davvero molto bene alla luce di come è andata. Potevano anche prendere un 9,5 o addirittura un 10 se avessero trovato qualcosa di meglio sul mercato per affiancare due attaccanti più consistenti rispetto a Sanchez e Arnautovic da affiancare a Lautaro Martinez. La decina di milioni spesa per l’austriaco forse poteva finire su un altro tavolo, ma sono davvero considerazioni secondarie rispetto allo splendido lavoro svolto nel suo complesso dai dirigenti interisti, senza mai perdere di vista la loro necessità di chiudere ogni mercato con un attivo tra entrate e uscite.
La sostenibilità di un club di calcio ormai è un imperativo dal quale non si può prescindere, a meno che non ci si trovi all’interno della Premier League oppure a meno che non si faccia parte della ristretta élite che si compone di Real, Barcellona, Atletico Madrid, Bayern Monaco e Paris Saint Germain. La finale della Champions 2022-23 e la splendida cavalcata che ha portato allo scudetto della seconda stella dimostrano che un calcio di alto livello sostenibile è ancora praticabile. Basta saper fare il proprio mestiere, basta saper mettere gli uomini giusti al posto giusto facendoli guidare da un allenatore che sappia il fatto suo. Già, perché i giocatori li comprano Marotta e Ausilio ma alla fine quello che li mette in campo è Simone Inzaghi, un altro che si è temprato attraversando tempeste: tra febbraio e marzo 2023 sembrava addirittura vicino all’esonero, un anno e spiccioli dopo è uno degli allenatori più stimati d’Italia e comincia ad attrarre anche qualche grande club straniero.