"Il campionato è una corsa a tappe dove di sicuro vince il più forte". L'ha ripetuto più volte Marotta, consapevole che quest'anno i nerazzurri non avrebbero sbagliato in Serie A. Gli interisti, che pure in estate erano stati costretti a ridisegnarsi dopo gli addii di Onana, Lukaku, Dzeko, Brozovic e Skriniar, sapevano bene di essere i più forti sin dall'origine. Da una parte la maggiore consapevolezza acquisita dopo la finale di Champions League, dall'altra la voglia di riprendersi un Tricolore sfuggito appena due anni fa nell'ultima giornata. Una delusione tremenda che ha portato Lautaro e compagni a tenere sempre la barra dritta, da agosto fino a maggio. E a non sbagliare appunto, nessuna tappa, nemmeno al cospetto delle piccole.
Come col Monza, il primo avversario nella Serie A 23/24. I brianzoli, stesi a San Siro con un agevole 2-0 a differenza di un anno fa, hanno rappresentato le prime delle tre uscite utili per rodarsi e asfaltare il Milan nel derby di settembre. Cinque reti, un Thuram in versione Ronaldo e il primo messaggio al campionato. Il segnale della prepotenza nerazzurra, non messa in discussione nemmeno dai passi falsi, o quasi, a San Siro al cospetto di Sassuolo e Bologna. Due rimonte brucianti che hanno coeso ancora di più il gruppo.
Inzaghi, alle prese con una Champions da onorare, ha sempre dato priorità al campionato: per il turnover c’era spazio solo in Europa. Una scelta pagata poi agli ottavi, ma determinante per affilare successi che hanno demoralizzato gli avversari diretti. Nel bilancio stagionale ad esempio, pesano tanto i quattro punti portati a casa in appena sette giorni tra Juventus e Napoli, sempre in trasferta, tra la fine di novembre e i primi giorni di dicembre. Così come il 2-1 al Verona del 6 gennaio condito dalla rete last-minute di Frattesi. Tanto merito, un po’ di fortuna e il treno che continua a viaggiare spedito.
Le fermate di Firenze e Roma, con il pesantissimo Inter-Juventus vinto a San Siro sono da configuarsi come dei crocevia a dir poco determinanti. Al Franchi un rigore parato da Sommer (su Nico Gonzalez) ha permesso di restare davanti in classifica proprio agli storici nemici bianconeri, sconfitti poco dopo in casa. +4 in classifica con una gara in meno: è lì che l’Inter ha davvero messo la freccia. Fino ad arrivare alla fuga di fine febbraio: Atalanta ko 4-0 nel recupero e vantaggio di 12 punti sulla prima inseguitrice. Un distacco incolmabile con lo Scudetto ormai diretto a Milano. L'unico rimpianto? Non aver potuto battere il record di punti appartenente alla Juve di Conte (104 punti).
L’importante è però arrivare al traguardo, visto davvero a Udine dopo il gol di Frattesi in pieno recupero. L’uomo della provvidenza, decisivo al 95’, fa scattare la festa anticipata al Bluenergy Stadium: è fatta. Manca solo la matematica, arrivata poi nel derby con un ulteriore schiaffo ai rossoneri, il sesto di fila. L’ennesima goduria di una rincorsa indimenticabile verso la seconda stella.