Siamo negli anni dell'intelligenza artificiale, inutile dunque stupirsi se le sue applicazioni inizino a estendersi in modo concreto (esempi in tal senso risalgono a tempo fa, soprattutto sullo studio di nuovi metodi di allenamento o di giocatori nuovi da scovare) anche nel mondo del calcio. È il caso del Liverpool, che da diverso tempo adotta l'algoritmo TacticalAI per aiutare i tiratori a battere meglio i calci da fermo offensivi e aiutare i difensori a gestire con più precisione quelli degli avversari. D'altronde Jurgen Klopp non è certo nuovo nell'inserimento della tecnologia e delle scienze nella metodologia di lavoro di tutti i giorni: nel corso della sua esperienza inglese si è fatto aiutare molto con le neuroscienze per aiutare la concentrazione dei suoi giocatori oltre a usare un altro algoritmo per cercare di prevenire gli infortuni, effettuando le necessarie rotazioni per tempo.
Ma torniamo a corner e calci di punizione: come spiega Il Foglio, l'algoritmo TacticalAI ha analizzato nel corso del tempo (e continua tuttora a farlo, visto che l'intelligenza artificiale si nutre costantemente di nuovi dati per migliorare i risultati) oltre 7.000 calci piazzati osservati nelle partite di Premier League degli ultimi anni per capire quale schema offensivo utilizzare in base al posizionamento degli avversari in area e quali posizioni tenere se invece ci si sta difendendo.
Il come è presto detto: sulla base di analisi quantitative (semplificando molto: se la maggior parte delle volte uno schema offensivo ha portato a un tiro pericoloso o a un gol, viene ritenuto efficace; oppure se la maggior parte delle volte uno schema difensivo non ha consentito agli attaccanti avversari di colpire a rete, viene ritenuto ugualmente efficace) e, in seguito, su quelle qualitative (lo staff di Klopp ha osservato come l'IA proponesse di attaccare o difendere, trovando conferme sulla bontà della scelta e, anzi, trovando le proposte di TacticalAI migliori in media del 90%), lo strumento dice come è più facile tramutare un corner in gol o, in base a come si posizionano gli avversari in area, sia meglio sistemarsi per intercettare il pallone.
L'intelligenza artificiale toglie la poesia avvicinando ulteriormente il calcio a un videogioco? Forse. Però finché l'utilizzo degli algoritmi resta confinato a situazioni particolari come i calci piazzati, dove la palla parte da un punto fermo e gli esiti sono sostanzialmente due (conclusione pericolosa/gol oppure conclusione poco pericolosa/difesa che spazza), è normale che allenatori più mentalmente aperti sfruttino la tecnologia per aiutare i propri giocatori e la squadra a ottenere risultati. Basta non esagerare.