Il Mondiale di Formula Uno ha lasciato l’Estremo Oriente dopo i GP di Giappone e Cina e punta ora sugli Stati Uniti per il primo dei tre Gran Premi in calendario (anche) quest'anno negli USA appunto. In chiave futura resta però molto calda anche la pista delle Indie Orientali. Ad esprimere interese (non è la prima volta) per ospitare a medio termine un gran premio iridato è la Thailandia. Il primo ministro di Bangkok Srettha Thavisin ha incontrato il CEO della Formula 1 Stefano Domenicali, avanzando appunto la candidatura del suo Paese nella capitale stessa, senza però sbilanciarsi sulle possibili tempistiche dell'operazione. Citato dai media locali, Un portavoce del governo ne ha ipotizzato lo svolgimento su un circuito cittadino nelle strade della vecchia Bangkok, megalopoli peraltro dalle problematiche viabilistiche e infrastrutturali estremamente complesse.
Inutile precisare che la Thailandia non ha mai ospitato la Formula 1, a differenza del Motomondiale che vi fa tappa invece ogni anno (dal 2018) nella fase calda della sua stagione (in autunno) ma in un autodromo permanente: il Chang international Circuit di Buriram, una regione rurale a più di cinque ore d'auto dalla capitale. Come accaduto per Guanyu Zhou nella sua Cina, un ottimo ambassador per il futuribile GP della Thailandia potrebbe essere l'attuale pilota Williams Alexander Albon Ansusinha (di padre inglese e madre thai). Anche il vicino Vietnam avrebbe dovuto ospitare il suo primo Gran Premio nel 2020 in un circuito cittadino nella capitale Hanoi ma l'emergenza sanitaria mondiale (e una vicenda di corruzione...) avevano affossato l'esordio vietnamita nel Campionato del Mondo della massima formula. La via delle Indie insomma non è sempre dorata: Cina, Giappone e Malesia hanno fissato molto in alto l'asticella, il Sud Est asiatico ha bisogno di tempi molto più lunghi per affrontarla con successo.