Mai come in questa occasione la sfida tra Juventus e Milan sarà, prima di tutto, la sfida tra chi siede sulle due panchine: Max Allegri da una parte, Stefano Pioli dall'altra. Percorsi diversi, ma un destino comune. Un destino che potrebbe condurre entrambi verso un addio a fine anno. In una stagione in cui la storica rivalità tra le due squadre è stata affievolita dal dominio incontrastato dell'Inter, gli occhi di tutti saranno puntati soprattutto sui due allenatori, chiamati a regalare un'ultima gioia a tifoserie deluse dal percorso stagionale e in gran parte già pronte a guardare oltre.
Per Pioli, dopo la cocente delusione del sesto derby di fila perso con annesso festeggiamento dello scudetto da parte dei cugini nerazzurri, c'è solo da portare in porto la nave e provare a salvare l'orgoglio difendendo il secondo posto. La zona Champions League è ormai blindata e gli altri obiettivi sono tutti svaniti, ma una vittoria allo Stadium è sempre una vittoria allo Stadium. L'ultima risale a neanche un anno fa (0-1 targato Giroud alla 37esima giornata del campionato scorso), anche se nel frattempo le condizioni sono cambiate e non poco: all'epoca i rossoneri, che potevano contare su tutti i titolari, affrontavano una Juventus ormai sfiduciata dalla batosta penalizzazione e che aveva tirato i remi in barca; oggi la situazione si è quasi ribaltata e il tecnico si presenterà a Torino con una formazione pesantemente rimaneggiata a causa delle squalifiche, con l'assenza dell'ultimo minuto di Jovic a complicare ulteriormente le cose. Lui e la squadra saranno chiamati a una prestazione orgogliosa in quello che, con tutta probabilità, sarà l'ultimo big match vissuto insieme prima della separazione.
Allegri, dal canto suo, ha invece ancora qualche carta da giocarsi. Il secondo ciclo del tecnico dei cinque scudetti e dei quattro "doblete" di fila è stato fin qui un vero e proprio calvario, tra prestazioni poco convincenti, figuracce europee e vicende extra campo che hanno condizionato l'operatività e la serenità dell'ambiente. Ora però c'è un ultimo passetto da fare per assicurarsi di giocare in Champions League nel 2024/25 (una vittoria vorrebbe dire +13 sull'Atalanta sesta e qualificazione aritmetica quasi fatta) e una finale di Coppa Italia da vincere. Il raggiungimento dei due obiettivi potrebbe essere la chiave per la riconferma, che la società - almeno a parole - non ha mai messo in dubbio, ma potrebbe anche trasformarsi nel canto del cigno dell'allenatore livornese se Giuntoli dovesse decidere di guardare altrove: introiti garantiti per il club e un trofeo per salutare da vincente un popolo che su di lui si è sempre diviso tantissimo. Per il match dello Stadium punterà sui fedelissimi, Chiesa e Vlahovic in testa, anche loro chiamati a un sussulto d'orgoglio in un match chiave e particolarmente sentito, dopo una seconda metà di stagione davvero da dimenticare.