Inter, Zanetti: "Il club è in buone mani, sogno la Champions da dirigente"
Il vicepresidente nerazzurro in un'intervista a DAZN: "Ci sono i presupposti per ripeterci. Lautaro? Si può stare tranquilli"
La festa per la seconda stella non è ancora finita, ma l'Inter guarda già al futuro e dei piani della società nerazzurra ha parlato il vicepresidente Javier Zanetti, ospite del programma di DAZN Supertele: "Lo scudetto? Resta la felicità dei tifosi innanzitutto e il percorso fatto dall'inizio alla vittoria del campionato. Inzaghi e i suoi hanno fatto un grandissimo lavoro, consapevoli di essere forti, ma doveva essere dimostrato sul campo e l'Inter ha dimostrato con personalità e gioco di essere la più forte. La festa? Ho mangiato ma non bevuto, sono astemio".
Simone Inzaghi era in bilico? "No, da parte nostra no. Ma è vero che c'è stato un momento di difficoltà non solo del mister, ma anche di tutti noi che lavoriamo all'Inter. I risultati in campionato non arrivavano... Inzaghi ha portato le sue idee - ha aggiunto Zanetti - La squadra giocava bene e divertiva perché i giocatori si trovavano tutti al meglio della forma, il mister ha dato questa serenità e questa consapevolezza di essere una squadra forte. La voce? Le ultime partite mandava Farris (ride, ndr). È uno che si impegna tanto perché ci tiene, i ragazzi lo seguivano in tutto e si vedeva in campo l'atteggiamento in ogni partita".
Thuram e Lukaku - "Sono stati bravi Piero (Ausilio, ndr) e Baccin, che lo seguivano da tanto tempo. Lo abbiamo aspettato dopo l'infortunio al ginocchio, avevamo fiducia in lui. Lui si è adattato alla Serie A subito, trovando il feeling con Lautaro. È stato determinante". "Nessuno discute la bravura di Lukaku, con noi si è comportato molto bene, abbiamo vinto uno scudetto con Antonio (Conte, ndr) in panchina. Lui ha deciso di non restare, nessuno se lo aspettava, soprattutto a livello di tempistica. Magari avremmo cambiato la strategia, è stata una grande sfida anche per noi trovare delle alternative. Siamo stati bravi, si è creato un gruppo umanamente importante".
Lautaro resta? "Lauti è contento, l'Inter è la sua famiglia. Dimostra grande senso di appartenenza, è stato un capitano esemplare. Milito mi diceva che era forte già a 18-19 anni, noi lo seguivamo. Mi sorprese quando dopo una tripletta col Racing disse di essere contento dei gol ma non della sua prestazione. Una frase che mi ha fatto riflettere. Era quasi fatta con l'Atletico, poi un giorno mi chiama uno dei suoi procuratori dicendomi che c'erano dei problemi. Sono venuti subito a Milano, ed è iniziata la trattativa, chiusa in Argentina da Piero. La cosa che mi piace di più di lui è che ogni anno migliora, la sua maturità lo ha fatto diventare un riferimento. Si può stare tranquilli, lo ha detto anche lui. Sarà ancora il capitano dell'Inter".
Dimarco - "Fede è cresciuto con noi, poi è andato altrove e ora è tornato. Si sta vedendo la classe che ha, è interista dentro e si vede da quello che fa in campo e anche fuori con i cori (ride, ndr)".
Inter, Dimarco: la seconda stella è per sempre
La forza della società e i meriti di Zhang - "Qualche giocatore lo abbiamo preso, dipende dalle opportunità di mercato. Per vincere serve costruire anche una squadra fuori dal campo, la società deve essere presente nei momenti di difficoltà. Inzaghi lo abbiamo supportato, aiutandolo a trovare le soluzioni per uscirne". "Con Zhang siamo in contatto permanente, anche se col fuso orario diventa difficile (ride, ndr). Era felice per lo scudetto, allo stesso tempo dispiaciuto per il fatto che non è potuto esserci. Lui è tranquillo perché vede che il club è in buone mani. Abbiamo vinto uno scudetto importante, dobbiamo difenderlo. Penso che i presupposti ci siano perché c'è un gruppo forte dal punto di vista umano oltre che tecnico".
Che mercato sarà? "Guardando la finale sembra che non ci sia un gap con il Manchester City. In realtà con gli introiti che ci sono in Premier ad oggi non possiamo competere, ma per sfida dobbiamo trovare alternative, portare giocatori funzionali a quello che vuole il mister e che vogliamo noi, che sappiano mettersi la maglia dell'Inter, che vive di pressioni e obiettivi. Quelli che abbiamo preso ci hanno dato ragione e speriamo che quelli che arriveranno arricchiscano la squadra".
La finale di Champions - "La finale di per sé è stata un grande traguardo, alla vigilia tutti dicevano che il City avrebbe vinto facile. Poi quando abbiamo visto la partita, c'è stato del rammarico perché avremmo potuto vincere. Dopo quella sera siamo usciti con la consapevolezza di essere una squadra che poteva lottare per traguardi importanti. Il sogno è alzare la Champions da dirigente, sarebbe fantastico".