Manca ancora la firma della Ferrari nella storia recente della Formula Uno a Imola, ripresa quattro anni fa dopo un digiuno di quattordici anni "grazie" all'emergenza sanitaria mondiale e poi messa drammaticamente in pausa nel 2023 da un evento alluvionale che mise in ginocchio per settimane l'Emilia-Romagna. Si riparte da un albo d'oro recente che - inaugurato quattro anni fa dal successo novembrino di Lewis Hamilton con la Mercedes, è proseguito con due vittorie di Max Verstappen (tre contando il successo nella Sprint di ventiquattro mesi fa). Aspettiamoci la passione rossa di sempre, anzi no: aspettiamoci un anticipo di 2025 con la sicura adozione di Lewis Hamilton da parte della tifoseria rossa. Dando per scontata la prelazione di Max Verstappen al podio alto imolese, a sfidare a viso aperto le Rosse potrebbe di nuovo essere McLaren che ha recentemente fatto centro a Miami con Lando Norris, ma un "aiutino" (indiretto, si capisce) alla causa ferrarista da parte del sette volte iridato from Stevenage scatenerebbe la torcida del Cavallino Rampante.
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Più che un confronto diretto con le Rosse, l'upgrade vincente del team inglese ha dato fiato alle voci (alle speranze) di un Mondiale leggermente più aperto rispetto agli ultimi due anni. È presto per affermarlo con certezza, anche perché - per dirla con Agatha Christie - due indizi (le vittorie di Sainz a Melbourne e di Norris a Miami) valgono "solo" una coincidenza e solo il terzo - nell'equazione della scrittrice e drammaturga inglese - produce lo status di prova. Servirebbe insomma un bis ferrarista o dei rivali inglesi (McLaren o magari più remotamente Mercedes) ma è molto più probabile che la seconda metà del girone d'andata del Mondiale (settima tappa di ventiquattro) volga "statisticamente" in favore di Verstappen che veleggia al comando con 136 punti in saccoccia, trentatré in più dell'inoffensivo compagno di squadra Sergio Perez e trentotto più di Charls Leclerc, mentre il fresco first time winner Norris ha agganciato a quota 83 l'altro ferrarista Sainz, distanziando (anzi, quasi doppiando) il proprio compagno di squadra Oscar Piastri, peraltro buon sesto a quota 41.
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Restando nell'ambito del confronto Ferrari-McLaren, il più diretto del momento (a pensarci bene l'unico dalle parti del vertice), il bilancio pende... leggermente dalla parte del piatto ferrarista: tra il 1980 e il 2006 (un GP d'Italia - il primo - ventisei di San Marino), le Rosse hanno trionfato otto volte (come la Williams), con un clamoroso parziale di sei successi nelle ultime otto esibizioni del Mondiale in riva al Santerno (dal 1999 al 2006) pre-covid ad opera di Michael Schumacher: un regno interrotto solo da suo fratello Ralf con la Williams-BMW nel 2001 e da Fernando Alonso su Renault nel 2005 sul sette volte iridato Michael che avrebbe poi prevalso sullo spagnolo nella rivincita che - dodici mesi dopo - avrebbe chiuso la prima parte della storia di Imola per quanto riguarda la Formula Uno.
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McLaren per contro ha raggiunto quota sei vittorie e se la più "recente" è quella di David Coulthard del 1988, rievocando quelle precedenti occorre salire di livello e trattare la storia stessa della Formula Uno. Due vittorie le ha centrate per McLaren Alain Prost nel 1984 (dopo l'uno-due ferrarista di Didier Pironi nel fatidico GP del 1982 e di Patrik Tambay nel 1983) e poi ancora nel 1986.
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Tre invece i successi firmati da Ayrton Senna nel 1988, nel 1989 e nel 1991, tre anni prima del tragico 1. maggio 1994. Non c'è niente da fare: da trent’anni a questa parte, quando la Formula Uno fa rotta verso Imola, è sempre lì che inevitabilmente si torna. Fino a quando i motori si riaccendono e risuonano oltre l'esterno del Tamburello, dove Magic sommessamente ascolta.
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