Un idolo della tifoseria per chiudere in maniera dignitosa una stagione travagliata e provare a rasserenare il clima agitato attorno alla Continassa. Paolo Montero, nove anni a Torino - non senza colpi proibiti - impreziositi da 278 presenze 4 scudetti (più uno revocato), una Coppa Intercontinentale, tre Supercoppa italiane e una Supercoppa Uefa, è l'uomo scelto dalla Juventus per sostituire Massimiliano Allegri e traghettare una squadra, rimasta spiazzata dall'addio shock del tecnico toscano, nelle ultime due partite di campionato contro Monza e Bologna. Il tecnico uruguaiano della squadra Under 19, preallertato da giorni, è la soluzione interna adottata dalla dirigenza per compattare un ambiente mai così spaccato dalle modalità con cui è maturato il divorzio dall'allenatore livornese, figura a sua volta divisiva nel mondo bianconero.
In tal senso non poteva esserci scelta più azzeccata: Montero, uno dei pretoriani di Marcello Lippi nel suo ciclo vincente alla Juve, è una delle figure che incarna maggiormente il dna juventino: leale con i compagni, focoso con gli avversari, un duro in campo ma mai sopra le righe al di fuori. Tanto da arrivare a guadagnarsi il rispetto della sponda granata del tifo. Durante la sua carriera ha ricevuto 16 espulsioni in Serie A, numero che lo rende il primatista di questo non invidiabile record. Nato nel 1971 a Montevideo e cresciuto nelle giovanili del Penarol, il difensore uruguaiano si è fatto conoscere all'Atalanta per poi affermarsi alla Juventus, dove è rimasto fino al 2005, diventandone uno dei senatori, prima di far ritorno in Sudamerica e chiudere il suo percorso li' dove tutto era iniziato, al Penarol.
Da allenatore Montero ha abbandonato i modi ruvidi che hanno accompagnato la sua esperienza da centrale spigoloso e sempre al limite. Pacato, mite, amante della difesa a tre, dopo le prime esperienze non del tutto soddisfacenti in patria - tra Penarol e Rosario Central - l'uruguaiano ha trovato fortuna ancora una volta in Italia, ripartendo dalla Serie C, alla Sambenedettese, dove raggiunge per due volte i playoff. Il ritorno in Sudamerica, al San Lorenzo, nel 2021 non porta i frutti sperati, cosi' l'anno successivo Paolo accetta la chiamata dal posto in cui più si è sentito a casa: la Juventus. Dove lavora con i ragazzi della Primavera prima dell'inattesa opportunità di guidare per due partite la prima squadra.