Per tenersi l’Inter Steven Zhang ha a disposizione le ultime 24 ore, o 48 contando che oggi è giornata festiva in Lussemburgo (dove ha sede Grand Horizon, controllata di Suning tramite cui il gruppo cinese possiede la maggioranza dell'Inter con il 68,55% delle azioni, messe in pegno per il prestito contratto nel 2021) ma poco cambia visto che sono solo tempi tecnici: o i soldi da restituire a Oaktree ci sono - e sono già partiti - oppure dovrà rassegnarsi a ciò che era stato pattuito tre anni fa, quindi il passaggio della società nelle mani del fondo californiano.
Non sembrano esserci spiragli nonostante i disperati tentativi di Zhang di chiudere accordi altrove o di avere una sorta di proroga da Oaktree (magari un rifinanziamento breve a tassi ancora più alti), che, come da accordi, eventualmente era interessata a una vendita del club e invece si è vista proporre un rifinanziamento del debito che non aiuterebbe in tal senso.
Rifinanziamento che, come spiega La Repubblica, avrebbe trovato i dubbi dei fondi di investimento a cui si è rivolto Zhang in questi mesi cercando una soluzione: se il presidente dell’Inter non è ancora riuscito a ripagare i 320 milioni di euro che deve alla China Construction Bank (il cui capitale è detenuto dal fondo sovrano che gestisce le riserve valutarie della Cina), come può farlo con fondi occidentali?
E allora? Allora per Zhang la partita Inter sembra essere finita. Con un unico, eventuale, strascico: quello legale. Il figlio del proprietario di Suning, a giochi fatti, potrebbe pure entrare in causa con Oaktree accusandola di aver ostacolato i rifinanziamenti (cosa che il fondo nega fermamente), come scritto nella lettera di fuoco di sabato. E poi sull’eventuale differenza di valutazione che Oaktree darà dell’Inter visto che, nell’accordo per l’escussione del pegno, il fondo si impegnava a dare a Zhang la differenza tra un valore effettivo giusto della società meno il bond da 415 milioni in scadenza nel 2027.
Questo a meno che Zhang non decida di dar seguito alle parole al miele che ha sempre comunicato, anche nella recente lettera, verso il mondo Inter: trovando un accordo col fondo (sarà questo che intendeva quando ha scritto “Ci impegniamo a lavorare per una risoluzione pacifica con Oaktree”?) ed evitando di trascinare, seppur indirettamente, la società in una causa legale che potrebbe limitare l’operatività dei dirigenti. Un ultimo atto d’amore, diciamo.