INTERVISTA ESCLUSIVA

Vela, Ruggero Tita vuole il 2° oro consecutivo alle Olimpiadi: "Non puntiamo a difenderci, ma a innovare continuamente"

Il 32enne trentino si prepara a confermare il titolo conquistato a Tokyo nel 2021 in compagnia di Caterina Banti 

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Ruggero Tita è fra gli uomini più attesi per l’Italia alle Olimpiadi Estive di Parigi 2024. La vittoria ottenuta a Tokyo nel 2021 insieme a Caterina Banti lo ha fatto diventare uno dei pilastri della vela azzurra, tuttavia confermarsi non sarà un’impresa facile. Soprattutto se si considera che il tandem composto dal 32enne trentino e dalla 36enne romana ha conquistato le ultime tre edizioni del Mondiale di Nacra 17 dominando di fatto l’intero “triennio olimpico”. Gli azzurri sanno che per ripetersi bisogna continuare ad aggiornarsi e per questo motivo non hanno lasciato nulla al caso.

Essendo il campione olimpico uscente, non sente la pressione di dover confermare il titolo?

La pressione è alta, difendere non è quello che mi è piaciuto fare. L’Olimpiade sarà però una regata a sé, le tappe di avvicinamento abbiamo portato a casa gli obiettivi che ci eravamo prefissati soprattutto a livello di test di materiali per arrivare concreti a Marsiglia. Per il momento abbiamo barrato tutti i box che ci eravamo prefissati, quindi siamo abbastanza tranquilli.

Come vi allenate in compagnia di Caterina Banti? Ci sono dei metodi per affinare il vostro feeling?

Il nostro allenamento si divide in due parti principali, una a terra e una in acqua. Nel primo caso ci alleniamo separatamente, io a Cagliari e Caterina a Roma con i rispettivi preparatori. Nelle settimane in acqua invece ci ritroviamo a volte sul Lago di Garda oppure in altri luoghi. Lì è il momento che alleniamo sia la tecnica che il nostro affiatamento e fare molte ore di acqua insieme aiuta. Chiaramente dopo otto anni insieme quel feeling è ormai consolidato e quindi è difficile incrementarlo ulteriormente.

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A distanza di tre anni dal successo di Tokyo 2020, c’è qualche particolare che gli è rimasto impresso e che ricorda ancora con piacere?

Le Olimpiadi sono sempre una gara a sé. Per il Nacra 17 possono partecipare soltanto i migliori venti equipaggi e quindi diventa una competizione ristretta dove siamo sessanta o settanta barche. Diventa di conseguenza una competizione molto più veloce perché la tattica è più ridotta rispetto ad altre gare. Ovviamente ciò che ci ricordiamo di più è la Medal Race dove ci presentavamo con un discreto vantaggio che avevamo raccolto durante la serie di qualifica precedente. Abbiamo curato gli inglesi che erano i nostri diretti avversari e poi ricordiamo tutta la parte che siamo passati sotto le tribune dove non c’era pubblico a causa del Covid, ma i compagni di squadra. Vedere il tricolore in alto è stato fantastico. Nel rientrare a terra, il presidente Malagò si è gettato in mare per venire a salutarci e quelle sono emozioni che restano.

Avete conquistato tre Mondiali nelle ultime quattro edizioni, dimostrandovi i padroni del Nacra 17. Qual è il trucco per rimanere sempre al comando?

Tre anni sono più corti dei quattro a cui siamo abituati. Si resta così in alto cercando di innovare continuamente. Quando inizi a difenderti e a non farti copiare, secondo la mia visione, si conclude la tua striscia vincente. Per fortuna questa voglia non l’abbiamo ancora persa e per questo proveremo ad andar avanti fino a Parigi.

Essendo originario di Trento, cosa lo ha spinto a seguire la strada del mare invece che quella degli sport invernali?

Essendo cresciuto sulle montagne ho iniziato a fare gare di sci e, a dieci/undici anni, è arrivato il momento se andare a sciare anche d’estate oppure andar in barca a vela d’inverno visto che portavo avanti entrambe le carriere. Andavo in barca sul Lago di Caldonazzo e, se avessi voluto continuare, dovevo spostarmi sul Lago di Garda e continuare in quella zona. I miei genitori hanno fatto lo sforzo di iscrivermi in un circolo in quella zona e da lì è partita la carriera della vela.

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Navigando a Marsiglia, quindi vicino all’Italia, avete qualche punto in più nella gestione della sfida?

No, perché Marsiglia è un posto molto particolare. E’ una baia chiusa, particolarmente rocciosa e con pochissime spiagge. L’onda è incrociata e quindi il mare quasi ribolle. Il vento leggero non è il nostro preferito. La sfida è contro le condizioni che saranno le più ostiche per noi. Cercheremo di fare del nostro meglio per sfidare gli avversari, ma anche il nostro stile di navigazione.

C’è qualche avversario che temete in vista di Parigi?

Molti, soprattutto gli inglesi che sono uno degli equipaggi più forti al mondo. Ovviamente nel vento leggero che sarà la condizione dominante di Marsiglia saranno a suo agio e per questo motivo saranno l’equipaggio da battere. Faremo di tutto per stargli davanti, consapevoli che ci saranno una serie di altre coppie come gli argentini e gli svedesi che sono altrettanto forti oltre che in grande crescita. Al Mondiale hanno dimostrato di esser veramente forti, ma ci sono molti atleti di livello.

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