Tutto in 48 ore. Un insolito sabato sera da peggiore in campo, una domenica di lavoro e di riflessione e un monday night da dominatore assoluto nel match che porta Milano sul 2-0 nella serie con Brescia, a una partita dalla quarta finale scudetto consecutiva.
Nikola Mirotic ha messo la sua prima vera firma sui playoff dell'Olimpia Milano. E che firma.
Lo si era capito subito, nei primissimi minuti di gara. Mirotic, e con lui Shields, aveva una voglia matta di cancellare la serataccia di sabato. I due, non a caso immediatamente protagonisti della prima spallata alla Germani (10-0 dopo 3 minuti di gioco), per lunghi tratti della partita hanno dato un senso all'ottimo lavoro di squadra preparato da Ettore Messina. Ne sono diventati il valore aggiunto, non solo gli uomini a cui appoggiarsi nei momenti delicati, come spesso accaduto in stagione.
Come già notato dopo gara 1, Milano sta cercando di cambiare il modo di interpretare la partita. Partendo dalla circolazione di palla: ora è più fluida, più rapida e finalizzata a costruire il miglior tiro possibile. E se gli sbocchi di una manovra efficace si chiamano Mirotic e Shields, se i giocatori di maggior talento diventano parte del sistema e non il sistema stesso, tutto diventa tendenzialmente più difficile per gli avversari.
Il montenegrino in particolare è sembrato finalmente "dentro" la squadra. Non tanto, non solo, per i 21 punti segnati in 24 minuti, ma per come questi punti sono arrivati: con una buona dose di talento - e ci mancherebbe - ma anche con la sublimazione di una manovra offensiva ben costruita collettivamente. Merito suo e dei compagni che l'hanno assistito, come ha dichiarato Ettore Messina dopo la partita: "Niko è stato cercato e trovato tantissimo dai compagni che lo hanno messo nelle migliori condizioni. Ha avuto belle connessioni con Napier, Melli, Shields. Se riusciamo a far girare velocemente la palla a trarne beneficio sono principalmente i nostri giocatori che tirano meglio".
Lo hanno fatto molto bene sabato, con 23 assist, e pure ieri con 20: in tutto fanno 43, contro i 26 di Brescia (17+9). La chiave del 2-0 sta soprattutto in questi numeri, così come nella maggior durezza difensiva (66 punti concessi a Brescia, record negativo per la Germani in campionato) e a rimbalzo dell'EA7, capace di catturarne ben 29 nella metacampo offensiva (contro i 13 degli avversari) nelle due gare del Forum.
Milano ha avuto qualche passaggio a vuoto nel secondo quarto e in parte nel terzo, quando ha smesso di passarsi la palla. E sono riemersi i fantasmi del passato: poca ricerca del gioco interno, scarsa circolazione, troppi palleggi di un singolo e di conseguenza tiri forzati con relative basse percentuali. Se in quel momento la Germani avesse avuto le energie per dare gas, avrebbe potuto scrivere un altro finale. Ma, tirando maluccio con un complessivo 19/49 dal campo, l'impresa non è riuscita. Ci riproverà giovedì, garantito. Per la sua gente, perché, come ha detto Alessandro Magro, "una stagione così bella vorresti non finisse mai".