Yann Bisseck ha rilasciato una lunga intervista a Transfermarkt parlando di passato, presente e futuro. "Ero pronto per andare in Bundesliga, la mia famiglia era già entrata nell'ottica che andassi all'Eintracht Francoforte - ha spiegato ripercorrendo il passaggio in nerazzurro -. Poi è arrivata l'Inter, che era disposta a pagare all'Aarhus quanto richiesto senza negoziare e ho semplicemente ascoltato il mio cuore". "Ci sono ancora club con un certo fascino ma se riesci a essere un punto fermo dell'Inter, hai già raggiunto la vetta - ha aggiunto -. Dopo un anno qui posso dire che in futuro sarà difficile trovare qualcosa di migliore".
"All'inizio ci ho pensato di chiedere di andare via in prestito ma è stato un'idea fugace. Quando ho avuto finalmente la mia occasione, ho fatto bene e tutto è filato liscio - ha proseguito Bisseck parlando del suo arrivo a Milano -. La mia carriera è stata sempre così: sono sempre ultimo a salire sul carro, ma alla fine non lo perdo". "A dicembre ho giocato quasi in ogni partita e questo mese ha fatto la differenza", ha continuato.
Poi qualche considerazione su quanto successo prima di arrivare all'Inter. "Credevo che giocare in Danimarca fosse la mia ultima spiaggia - ha raccontato il difensore nerazzurro -. Ho affrontato l'esperienza in modo diverso e non posso che ringraziare l'Aarhus per avermi dato la giusta possibilità che mi era mancata negli anni precedenti e soprattutto ai fisioterapisti incontrati lì". "Grazie a loro ho potuto fare un'intera stagione senza infortuni e continuare a non averne fino a oggi - ha proseguito -. In Portogallo dopo essere finito k.o. ho iniziato a chiedermi se continuare come calciatore". "Con Elias Abouchabaka, un connazionale che era come me al Vitoria, abbia parlato della possibilità di fare qualcosa altro - ha aggiunto -. Trasferirsi a Berlino, prendere un appartamento insieme, studiare. E invece è arrivata l'Inter di Lautaro, Calhanoglu e Thuram".
E in nerazzurro Bisseck ha trovato l'ambiente giusto per imparare, crescere ancora da un punto di vista tecnico-tattico e vincere. "A volte ho dovuto darmi un pizzicotto per capire se fosse tutto reale. Conoscevo la maggior parte dei giocatori solo per averli visti in TV o al gioco di FIFA - ha spiegato -. Improvvisamente mi sono ritrovato a condividere lo spogliatoio con loro, far parte del gruppo. Sono stati davvero gentili". "Quando sei in un club come l'Inter nessuno ti regala nulla, devi guadagnarti il tuo status - ha continuato -. All'inizio si notava che gli altri volevano vedere di cosa fossi capace - ha aggiunto -. La qualità e il ritmo, già solo durante l'allenamento erano di un livello completamente diverso rispetto a quello a cui ero abituato". "Mi avevano detto che giocare dieci partite per l'Inter sarebbe equivalso a una buona stagione. Non posso lamentarmi, ma non sarei stato felice se non avessi giocato. È così che deve essere un atleta - ha proseguito il difensore nerazzurro con lo sguardo rivolto ai prossimi obiettivi -. Ora voglio fare il passo successivo per la prossima stagione: giocare i big match, la Champions League. E punto gli occhi alla Nazionale".
Poi qualche considerazione sul rapporto con i big dello spogliatoio e con Inzaghi. "Io un pilastro del futuro? I veterani del club mi hanno dato la sensazione che possa diventarlo. Questo mi piace - ha raccontato Bisseck -. Mi hanno parlato più di quanto mi aspettassi. Non devo nascondermi, ho qualità uniche. E l'allenatore sa quanto valgo". "All'inizio non riuscivo a esprimermi in italiano, quindi non abbiamo parlato tanto con Inzaghi - ha aggiunto -. Esisteva una barriera linguistica, ma non ha mai pensato che non fossi abbastanza bravo. Avevo anche sentito che fosse in difficoltà a mettermi in panchina perché sapeva che valevo una maglia. Ora che comprendo la lingua, mi spiega delle cose, mi dice di pazientare, che sono sulla strada giusta. È una persona davvero di cuore".
Infine sguardo rivolto al futuro. "Ho fatto la mia parte nella stagione d'esordio, seguo un cammino positivo. Non va dimenticato che il ruolo del difensore è speciale, non puoi semplicemente essere gettato in campo e soprattutto non in Italia - ha spiegato -. Sento di essere vicino al massimo che un giocatore può raggiungere in una carriera". "La Serie A poi è perfetta nell'aspetto difensivo. È uno dei motivi per cui ho scelto di venire qui - ha aggiunto -. Sono un difensore ma mi piace anche avanzare. Per questo a volte devo ricordarmi che il mio primo compito è difendere e questo è un aspetto sul quale posso lavorare". "Se gioco con maggiore continuità e mostro quello che si aspettano da me la mia valutazione potrebbe salire fino a 30-40 milioni di euro - ha concluso -. Credo sia realistico".