ATLETICA

Arese pronto per regalare altri 1500 metri da sogno

Intervista esclusiva al mezzofondista torinese che ha cancellato uno dei più vecchi primati italiani dell'atletica 

di
© Francesca Grana

Pietro Arese ha realizzato giovedì sera 30 maggio nel corso del meeting Bislett Games di Oslo, valido per la Diamond League 2024, l'impresa storica di battere con il tempo di 3'32"13 il record italiano dei 1500 metri, uno dei più vecchi ancora esistenti in quanto apparteneva dal 9 settembre 1990 a Gennaro Di Napoli, che li corse a Rieti in 3'32"78.

Il mezzofondista azzurro, che vive e si allena a Varese presso il college universitario del Cus Insubria sotto la guida tecnica di Silvano Danzi, è nato l'8 ottobre 1999 e ha iniziato con l'atletica praticandola dai 15 anni sino alla fine delle superiori tra Settimo Torinese e Torino, per poi trasferirsi dopo la maturità nel capoluogo lombardo, dove è iscritto alla facoltà di ingegneria per la sicurezza del lavoro e dell'ambiente.

Ha ottenuto vari titoli nazionali nelle categorie giovanili under 20 ed ha vinto le sue prime due maglie tricolori tra gli assoluti nel 2021, ai campionati italiani indoor nei 1500 e 3000, rivelandosi poi all'attenzione internazionale nel 2022, dapprima con la finale e un eccellente ottavo posto ai mondiali indoor di Belgrado nei 1500, poi con il quarto posto nella finale della stessa disciplina ai campionati europei di Monaco di Baviera ad agosto, e infine con la conquista della medaglia d'oro nella staffetta mista 4x1500 degli europei di cross, disputati a dicembre nel Parco di Venaria Reale a pochi chilometri da dove è nato.

Nella stagione a seguire del 2023, dopo aver realizzato a gennaio il suo primo record nazionale, sul miglio al coperto di Padova con 3'55"71, e vinto un altro titolo italiano nei 1500 sempre indoor, ha conquistato nella stessa specialità la prima maglia tricolore outdoor a fine luglio, per poi partecipare a Budapest ai suoi primi campionati del mondo all'aperto, dove si è comportato con grande onore nella semifinale, in quanto pur eliminato ha realizzato il proprio personale di 3'33"11, che gli ha garantito il minimo diretto per le Olimpiadi di Parigi.

Nel gennaio di quest'anno ha ottenuto il primato italiano sui 1500 indoor, ma lo ha perso dopo pochi giorni per opera di Federico Riva a cui lo ha subito dopo sottratto Ossama Meslek che lo deteneva prima di Arese, ma a inizio di febbraio ha poi realizzato il record nazionale sempre al coperto sui 3000 a Metz con 7'38"42, disciplina che ha disputato nei mondiali al coperto di Glasgow dove ha chiuso in settima posizione.

La ricca stagione all'aperto che vedrà tra pochi giorni gli Europei di Roma, e poi le Olimpiadi di Parigi a inizio agosto, lo ha visto subito grande protagonista sulla mitica pista del Bislett Stadion di Oslo, uno dei grandi templi del mezzofondo mondiale, dove ha riscritto la storia italiana della specialità dei 1500, regalandosi un'emozione incredibile che riviviamo con lui.

Pietro, per te una gioia infinita dopo aver visto il tuo crono sul tabellone. Hai avuto subito dopo il traguardo la sensazione di quel che stava accadendo?

"Gioia 'infinita' credo sia riduttivo! Scherzi a parte, ho contato a mente i secondi che mi separavano dal cronometro fermo a 3'29''74 per la vittoria di Ingebrigtsen e ovviamente non mi sono reso conto subito di aver corso così velocemente, anzi, proprio perché ho contato i secondi che passavano pensavo di aver mancato di poco il record italiano. Appena ho visto comparire quei 5 numeri sul tabellone mi sono emozionato come un bambino il giorno di Natale".

E' stata una gara a tratti complicata, con un paio di situazioni in cui delle spallate ti hanno fatto perdere sicuramente ritmo e posizioni. Hai mai avuto paura di non riuscire a tenere sino alla fine?

"Devo ammettere che verso metà gara, quando ho subito qualche contrasto, ho temuto il peggio, come cadere e non riuscire ad arrivare al traguardo. Poi però, quando ho realizzato di essere rimasto in piedi, ho ripreso l'andatura con facilità e ho pensato che non avrebbe avuto senso rovinarsi un bel momento come quello, immaginando quale sarebbe potuta essere la peggiore delle ipotesi, per cui mi sono concentrato solo a mantenere la rotta verso la meta senza altro nella mente".

Hai sempre detto che i piazzamenti sono più importanti dei record ma chiaramente battere un primato vecchio quasi 34 anni ha un significato speciale. Ti aspettavi di valere questo tempo?

"Sì lo penso tutt'ora, ed è per questo che cercherò di essere al massimo della forma a Roma per gli Europei e a Parigi per le Olimpiadi, ma trattandosi di questo record ammetto che a livello di emozioni potrebbe essere alla pari di una medaglia continentale o una finale a cinque cerchi. Mi aspettavo che avrei corso una buona gara, da giorni ormai c'erano delle buone sensazione, ma ovviamente la gara è una storia a sé, per cui mi sono preoccupato solamente di fare il meglio possibile e di essere soddisfatto per ciò che sarebbe uscito fuori".

Il tuo pianto incontenibile ha veramente commosso chi ti guardava. Per chi è stato il tuo primo pensiero quando hai letto il tempo?

"Appena ho letto il tempo sul monitor ho pensato a tutti coloro che mi sono stati accanto durante il mio percorso. Ho la fortuna di avere una famiglia che mi ha sempre sostenuto, nel bene e nel male, e di aver incontrato nella mia vita persone che tenessero in primo luogo al Pietro persona e solo successivamente al Pietro atleta. Se dicessi un nome in particolare mi sentirei di fare un torto a qualcuno poiché, appunto, le persone che devo ringraziare, per mia fortuna, sono veramente moltissime".

La mattina del 10 giugno ci saranno le batterie sui 1500 metri degli Europei di Roma con accesso diretto alla finale della sera del 12, per quella che sarà l'ultima gara individuale della manifestazione. Questo particolare ti carica ancora di più?

"In realtà l'aspetto che mi carica maggiormente è l'idea di correre in mezzo al pubblico di casa, ma chiudere una manifestazione come i Bislett Games del 30 maggio ha già portato bene una volta, quindi chissà".

Quali sono gli avversari che temi di più e quale obiettivo ti poni?

"Chiaramente l'avversario più temibile è Jakob Ingebrigtsen, ma anche tutti gli altri hanno tempi che fino a 2 anni fa io sognavo solo durante le notti migliori, quindi è necessario rimanere vigili sin dal primo metro delle batterie. Detto ciò, è chiaro che dopo il quarto posto dell'ultima edizione degli Europei mi piacerebbe arrivare sul podio, ma essendo le gare di mezzofondo molto imprevedibili, io non disdegno mai rientrare nei primi 8, vale a dire ufficialmente finalista".

Dopo gli Europei avete già programmato il percorso di avvicinamento per le Olimpiadi, tra gare e ritiri?

"Sarò presente ai Campionati Italiani di La Spezia, ai quali prenderò parte nel mezzo di un ritiro in quota, per poi a metà luglio scendere di nuovo al piano terra e partecipare a 2, massimo 3 meeting in vista delle Olimpiadi".

Il tuo motto è un passo alla volta per cui immagino non ti piaccia pensare troppo a quello che sarà negli anni a venire. Se però ci dovessi riflettere per un attimo credi che potresti anche allungare la distanza e puntare ad esempio sui 5.000 metri in un prossimo futuro?

"Per ora voglio rimanere molto concentrato sui 1500m il più a lungo possibile, però non disdegno l'idea di provare a correre qualche bel 5000m o addirittura di tornare a visitare un'antica fiamma quale i 3000m siepi".

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