Bagnaia-Marquez: la strana coppia... oppure no? L'approdo dell'otto volte campione del mondo spagnolo nel team ufficiale Ducati a fianco del pilota italiano da due anni punto di riferimento per chi punta alla corona iridata della premier class apre prospettive interessanti (no, intriganti) sulle prossime stagioni, con una redistribuzione di ruolo e di equilibri per così dire "a pioggia". Meglio intanto rimanere focalizzati sul "main theme". Deve esserlo prima di tutto per i diretti interessanti, presi dalle cure agonistiche di una stagione parecchio intensa ma che ora - ed è questa la maggiore insidia - offre una sostanziosa pausa di quattro settimane prima del prossimo appuntamento di Assen e di conseguenza da una parte il tempo di assimilare la girandola di moto e piloti in chiave 2025, sull'altro versante il rischio di gettare lo sguardo in avanti, perdendo di vista i traguardi più immediati.
A livello di commenti ci possiamo invece sbizzarrire. Ducati a parte, chi ci guadagna nel confronto spalla a spalle già nei box prima che in pista, tra Marquez e Bagnaia? Marc non ha più nulla da imparare, ovviamente, però dal confronto con un campione della sua stessa specie ma della generazione successiva può trarre (e sicuramente lo farà) motivazioni nuove, in grado di spingere un po' più in là la sua carriera. Pecco da parte sua è un pilota (anzi un campione) fatto e finito, ma può forse rubare al nuovo compagno di squadra qualche briciola di furbizia e di malizia che i suoi precedenti compagni di squadra non avevano. Di certo non è più il caso di dire (come due anni fa all'arrivo di Enea Bastianini) che il confronto sarebbe stato durissimo. Questo insegna la storia recente, al netto degli sgambetti che la sorte ha fatto al romagnolo a partire dal suo ingresso nel team factory delle Rosse.
Resta da sottolineare una sfida nella sfida: dal sapore antico ma proiettata nel presente. Marquez in Ducati (quella rossa, non quella clienti Gresini) per vincere ancora dopo l'epopea Honda. Vi ricorda qualcosa? A noi sì: ricorda l'identico "cimento affrontato con esiti pressoché fallimentari ormai più di dieci anni fa (2011 e 2012) da Valentino Rossi salendo sulla Rossa dopo i trionfi targati Yamaha. Certo, i tempi sono cambiati, le moto anche: di Ducati in pista ce ne sono ora otto, non più solo due come ai tempi di Vale e di Nicky Hayden.
Rossi salì su una Desmosedici che negli anni precedenti era cucita su misura su Casey Stoner e che in buona sostanza solo l'australiano sapeva portare alla vittoria (e al titolo). La missione del Dottore e della Ducati (un pilota italiano campione del mondo su una moto italiana) non fu mai nemmeno per un momento possibile. L'avrebbe però portata a termine un intero decennio dopo proprio Francesco Bagnaia: i soliti giri della storia!