Un anno dopo: quanto manca Berlusconi al calcio
Quello che ha seminato in politica e imprenditoria rimane, ma nel mondo del pallone...
A un anno esatto dalla scomparsa del Cavaliere, stampa e Tv si interrogano su quanto manchi Berlusconi all’Italia. O ribaltando la domanda cosa resti della sua eredità. Facile la risposta per due dei campi dove il Silvio Nazionale ha primeggiato. Imprenditoria e politica. Le recenti elezioni europee hanno testimoniato quanto sia ancora presente la sua figura. Forza Italia, data per spacciata fino a poche settimane fa, ha superato la prova più difficile. L’area moderata da lui “creata” (coniugando valori liberali, laici e cattolici) rimane imprescindibile alternativa alla sinistra.
Per quanto riguarda l’imprenditoria Berlusconi resta, ancor oggi, un punto di riferimento assoluto. Quel mix vincente di ottimismo e intuizioni condite da una straordinaria vitalità è ancora un esempio vincente. Senza contare che le imprese dai lui fondate o acquisite continuano a godere di ottima salute.
L'ASSENZA PESANTE NEL MONDO DEL CALCIO
Dove si avverte senza dubbio l’assenza del Cavaliere è il mondo del calcio. Un ambiente dove per oltre trent’anni Berlusconi è stato protagonista assoluto a livello mondiale. Qui il suo esempio non potrà essere eguagliato. Parlano i numeri. Presidente del Milan per 31 anni (11375 giorni) ha all’attivo un palmares pazzesco: 29 trofei vinti tra cui 8 scudetti e 5 Champions. Un’avventura iniziata nel 1986 che si è protratta fino al 2017. Anni costellati di grandi campioni acquistati senza badare a spese. Fuoriclasse diventati, però, fenomeni con la maglia rossonera. Si pensi al trio olandese (Gullit, Van Basten, Rijkaard) come anche agli italiani Donadoni e Ancelotti o agli slavi Boban e Savicevic per fare qualche nome…
Un trentennio di vittorie firmate con allenatori da lui (quasi) inventati come Sacchi, Capello, Ancelotti. Ma l’avventura calcistica di Berlusconi non si esaurisce in rossonero perché nel 2018 si lancia in un’altra clamorosa impresa. Acquista il Monza in serie C e in appena quattro anni lo porta in Serie A per la prima volta nella sua storia.
Quella del Presidente Berlusconi è una figura che non ha solo caratterizzato la storia rossonera ma che ha anche l’immaginario collettivo di tutti i tifosi italiani “invadendo” pagine di giornali e trasmissioni televisive con battute fulminanti, annunci clamorosi, polemiche al calor bianco. Tutto all’insegna dello spettacolo dentro e fuori dal campo. Come i consigli (non richiesti) ai suoi allenatori su come far giocare la squadra.
UN UNICUM NEL MONDO DEL PALLONE
I trofei e le vittorie di Silvio Berlusconi col Milan
Nel mondo del pallone il suo esempio resta un unicum. Un calcio che nell’ultimo decennio ha assistito alla sparizione dei grandi Presidenti e delle Grandi Famiglie rimpiazzati da fondi sovrani e investitori stranieri che in pochi anni si sono impossessati di gran parte del calcio nostrano senza migliorarlo. Una deriva del depauperamento economico e internazionale dell’Italia. Quel declino che per oltre un ventennio Berlusconi ha tentato di contrastare come politico, sia come Primo Ministro sia come capo dell’opposizione.
Ecco, se c’è un settore dove oggi le intuizioni e le idee innovative di Berlusconi mancano completamente questo è il calcio. Nazionale e internazionale. Un pallone divorato da un business senza freni e confini, che moltiplica partite e tornei sacrificando lo spettacolo e il “bel giuoco” di cui il Cavaliere è stato il più fervente sostenitore.