La delusione per il quinto posto a Tokyo si fa sentire ancora forte nella mente di Manuel Lombardo. Dopo aver raggiunto il sogno di partecipare ai Giochi al termine di un quinquennio difficile e pieno di insidie, il 25enne torinese si è visto sfuggire la medaglia a un passo spingendolo ad allenarsi ancor più intensamente pur di salire su quel podio che ogni atleta vorrebbe un giorno solcare. Dopo aver conquistato un titolo europeo e due argenti mondiale, l'occasione è rappresentata dalle Olimpiadi Estive di Parigi 2024 dove il judoka dell'Esercito si presenterà come favorito nella categoria -73 chilogrammi.
A Tokyo è arrivato un quinto posto che probabilmente gli è stato stretto. Come si è sentito quando ha visto quella medaglia fuggire per pochissimo?
È stato il momento più doloroso della mia carriera. A differenza delle altre gare, l'Olimpiade è particolare, anche perché il riscatto arriva solo dopo quattro anni. Le tappe del Grand Slam ci sono ogni mese, gli Europei e i Mondiali cadono ogni anno. Se va male, l'Olimpiade non sai se farai quella dopo e, anche se accade, è comunque dopo molti anni. Avendo affrontato il coreano An Baul più volte e avendolo al tempo stesso battuto, perdere la finale per il bronzo da numero 1 del ranking è stata una grossa delusione che mi ha consentito al tempo stesso di crescere.
Quanto l’ha cambiata quella medaglia mancata?
Sul momento c'è stata grande incertezza perché, dopo le Olimpiadi, ho cambiato la categoria di peso, un aspetto che porta a un punto interrogativo. Ora che arriverò a Parigi ancora una volta come testa di serie numero 1, sicuramente mi presenterò molto più maturo.
Dopo le Olimpiadi ha cambiato categoria passando ai -73 chilogrammi. Com’è arrivata questa decisione?
Era già in programma per il 2020 e, a causa della pandemia, posticipata di un anno. Il ciclo olimpico che mi ha portato a Tokyo è partito che avevo 17 anni e in cinque anni il mio fisico è cambiato molto. Non è stata una scelta, ma un cambio inevitabile a cui non ho guardato mai indietro.
Com’è cambiata la modalità di combattere rispetto a quando si trovava nei -66 chilogrammi?
Nel judo si dice che cambiare categoria è come cambiare sport, ma se uno è forte, lo è in tutte le categorie di peso. Cambiare di categoria rimane comunque un punto di domanda perché non è detto che si riesca ad adattare il proprio stile a quello del nuovo settore. Devo dire che mi sono adatto subito visto che alla mia prima gara, il Grand Slam di Antalya, ho ottenuto immediatamente una medaglia d'argento. Da quel punto di vista mi sento di aver fatto un ottimo lavoro e spero di raccogliere presto i frutti.
Agli Europei è arrivata un’importante vittoria, mentre ai Mondiali ha sempre colto l’argento. Cosa le è mancato per conquistare il titolo?
Sono stati due argenti completamente diversi. A Budapest è stata la mia prima finale mondiale che arrivava dopo un quinto posto nel 2019, mentre quello dello scorso anno arrivava sì dopo il quinto posto del 2022, ma che era anche il mio primo campionato nella nuova categoria di peso. Il risultato della finale del 2023 dopotutto è stato un po' ambiguo visto che l'ho persa proiettando io l'avversario. È una regola inserita proprio durante quella stagione e che, per evitare che i bambini possano replicarlo, impedisce di sfiorare anche solo per pochi istanti la testa dello sfidante e che mi ha penalizzato.
Nel judo è necessario essere scaltri e soprattutto anticipare le mosse dell’avversario. Come si allena questo aspetto?
Sono un judoka molto istintivo, che sale sul tappeto per fare quello che sa fare bene piuttosto che mettere in difficoltà l'avversario. Per questo non sto a pensare troppo a ciò.
Il judo ha la fama di essere uno sport che consegna un’educazione ferrea. E’ veramente così?
È assolutamente così perché il judo non è solo uno sport, ma anche un'arte marziale dove, tra i fondamenti, ci sono valori come il rispetto. Quando si sale e si scende dal tatami si fa il saluto e lo stesso con il maestro in allenamento. Per la crescita è fondamentale il confronto e, senza il rispetto, non ci sarebbe un confronto sano e questo impedirebbe di potersi migliorare.
Questo sport quanto l’ha aiutata nella sua crescita personale?
Faccio judo da quando ho tre anni, motivo per cui non ricordo nemmeno le prime lezioni. Sicuramente ha influenzato la mia crescita, dopotutto i miei amici sono judoki, mio fratello e mio nipote fanno judo e a questo punto è diventato una costante della mia vita che porto anche fuori dal tatami.
Il judo italiano ha una lunga tradizione alle spalle che crea di conseguenza una concorrenza interna. Come si gestisce una situazione simile?
Penso che attualmente siamo una delle nazionali più forti di sempre perché i miei connazionali hanno raggiunto traguardi altissimi negli ultimi mesi. Quando si parla di concorrenza sana, è un valore aggiunto perché ci spinge a fare ancora meglio e credo che ciò valga per qualsiasi sport.
Avvicinandosi alle Olimpiadi, ha conquistato sia il Grand Slam di Tashkent che quello di Astana. Questi risultati possono essere un’anteprima di quanto accadrà ai Giochi?
Questo lo dirà solo il tatami di Parigi. Non vivo più di aspettative dopo che a Tokyo mi sono presentato da quarta testa di serie e poi mi sono fermato ai piedi del podio. Il tatami di Parigi parlerà e spero di avere la meglio.
C’è qualche avversario che teme particolarmente?
L'Olimpiade è una gara atipica dove può accadere qualsiasi cosa, motivo per cui cercherò di arrivare nella migliore versione di me stesso e poi vivere il tutto incontro per incontro.
Qual è il suo sogno?
Vincere l'Olimpiadi e il Mondiale il prossimo anno.