Il mercato, ma non solo. Il presidente dell'Inter Beppe Marotta, intervistato da Radio Anch'io Sport su Radio 1, non solo ha ribadito - come già fatto più volte, l'ultima in ordine di tempo ieri in Germania - la chiusura positiva della trattativa per il rinnovo di Lautaro ("Dobbiamo solo raccogliere la sua firma, ma ora è impegnato con la nazionale argentina. Diciamo che virtualmente ha già firmato e non ci saranno problemi") ma si è anche soffermato su questioni di politica calcistica di primaria importanza, come l'organizzazione del prossimo Mondiale per Club Fifa negli Stati Uniti e il format della nuova Champions League, con una diretta ricaduta anche su quello della Serie A: "Mondiale per club? Le informazioni che abbiamo non sono molto concrete, è una vetrina importante a livello Mondiale che accettiamo con orgoglio ma è vero che c'è anche un ulteriore sovraffollamento del calendario. Dalla prossima stagione con il nuovo format della Champions ci saranno più partite, anche 17 per vincere la coppa. Il calendario si comprime sempre di più, andrebbe rivisto e per questo che a mio giudizio la Serie A andrebbe ridotta a 18 squadre".
"I carichi di lavoro attuali non sono più sostenibili - ha proseguito Marotta - e dobbiamo tutelare i nostri ragazzi perchè il rischio di infortuni è veramente notevole. Basta pensare che Barella ha giocato a oggi più di 50 partite. Con una offerta eccessiva io penso che il calcio possa perdere di attrattività". Detto questo, il presidente nerazzurro si è soffermato pure sulla Nazionale impegnata agli Europei, un'Italia a forti tinte nerazzurre: "Da tifoso e da dirigente ho visto l'entusiasmo che c'è nel gruppo, sono ottimista per il futuro della Nazionale. Siamo i campioni in carica, siamo nel mirino degli avversari, ma è evidente che questo gruppo ha spessore umano e tecnico. Abbiamo una età media giusta, penso che questa squadra ci darà grandi soddisfazioni tra un paio d'anni quando raggiungerà il top della maturità. Con Spalletti l'Italia gioca in modo organizzato ed è molto bella a vedersi, penso si siano tracciate le basi perché questo gruppo possa continuare e darci tante soddisfazioni".
Ma, si diceva, nelle parole di Marotta hanno trovato molto spazio anche altri argomenti. Partendo da Inzaghi: "Rispetto agli allenatori emergenti che ci sono in circolazione è molto più giovane, ha tempo per fare esperienza. Ha fatto un salto in avanti notevole. E' un bravissimo allenatore, moderno, con qualità umana che va di pari passo con la competenza. Oggi allo sport si richiedono questi valori, Inzaghi li coniuga. Ha tanta pressione addosso perché è responsabile tecnico di un club mondiale, come tale si esigono certi risultati, ma sono molto contento e ottimista sul suo futuro. La speranza è che resti con noi tanti anni. Quale obiettivo per l'Inter il prossimo anno? Non poniamo limiti. Siamo l'Inter, un club storico che ha vinto tanti trofei in tutte le competizioni. Il viatico da perseguire è essere competitivi sempre. La seconda stella è qualcosa di straordinario, abbiamo visto questa massa di tifosi festeggiare la squadra. Ancora una volta dimostra che l'Inter e il calcio siano fenomeni di grande aggregazione sociale".
Di Lautaro, invece, si è scritto in precedenza. Tutto fatto, rinnovo concluso. Un tema pressante in casa Inter risolto con grande e reciproca soddisfazione. Resta invece calda, e ancora in fase interlocutoria, la questione stadio: "Il problema degli stadi in Italia è notevole e sentito. Abbiamo grandi difficoltà per una lentezza burocratica, che porta a far sì che ci sia una fuga di potenziali investitori. Il problema è generale: gli stadi hanno un'età media di oltre 70 anni. Facciamo fatica a valorizzare l'asset come nel resto d'Europa. L'auspicio è che si trovi una collocazione definitiva. E' un problema e un'esigenza. Abbiamo individuato la zona di Rozzano e abbiamo esteso il diritto di esclusiva e c'è poi la proposta del Comune di Milano sulla riqualificazione di San Siro. Adesso è un po' prematuro parlare di possibili scelte".
Infine due ultime battute. La prima sui Fondi nel mondo del calcio: "Oggi ci sono dieci proprietà straniere in Serie A. Non c'è più il mecenatismo e meno male arrivano capitali stranieri perché altrimenti perderemmo competitività. E' chiaro che investitori come Oaktree manifestano la volontà di mantenere continuità e stabilità di gestione con grande trasparenza, ma anche rigidità economico-finanziaria. Mi sembra giusto: no alle spese folli, sì alla valorizzazione dei giovani. Questo dev'essere il nostro motto". La seconda sul valore che ha il ritorno di Antonio Conte, nuovo allenatore del Napoli: "Auspico che il nostro campionato sia sempre più attrattivo e lo è se ci sono più squadre che competono per lo scudetto. E' chiaro che la speranza è quella di vederci nuovamente campioni d'Italia, ma sono contento che il campionato diventi più competitivo. Anche quello che sta accadendo nelle coppe europee è frutto della competenza e professionalità che il nostro calcio riesce a esprimere".