Antonella Palmisano, vincitrice della prima medaglia d'oro italiana ai Campionati Europei di Roma nella 20 km di marcia, peraltro nella prima gara valida per l'assegnazione di un titolo, è anche la campionessa olimpica di questa disciplina che l'ha vista crescere negli anni sino alla definitiva consacrazione nei giochi a cinque cerchi del Giappone, a Sapporo nel giorno del suo trentesimo compleanno.
Nata a Mottola in provincia di Taranto il 6 agosto 1991, ha giocato a pallavolo sino al 2003, ma si è poi innamorata della marcia per una naturale predisposizione al gesto tecnico, che contraddistingue questa particolare disciplina, grazie alla quale è da sempre riconosciuta una purista assoluta, e raramente in carriera è stata sanzionata in gara anche solo con un'ammonizione.
Dopo una brillante carriera giovanile, tra cui brilla la vittoria in Coppa del Mondo under 20 a Chihuahua in Messico nel 2010, dal 2012 si è trasferita a Roma e ha ottenuto il primo grande risultato internazionale nel 2015 ai Mondiali di Pechino, con un eccellente quinto posto, migliorato l'anno dopo alle Olimpiadi di Rio con il quarto, nonostante una stagione condizionata da un infortunio al tibiale destro.
Il suo primo podio importante è arrivato nel 2017, ai Mondiali di Londra, quando conquistò il bronzo nella sua 20 km per quella che fu l'unica medaglia azzurra di tutta la manifestazione, piazzamento che confermò l'anno successivo agli Europei di Berlino 2018, per poi chiudere tredicesima ai Mondiali di Doha 2019 a causa di vari infortuni nel corso della preparazione, e quindi raggiungere l'apoteosi nel 2021 in Giappone.
Dopo il trionfo olimpico, purtroppo, è stata perseguitata da un problema persistente all'anca sinistra, che l'ha costretta a un'operazione nel settembre 2022, da cui si è ripresa a fatica ma con enorme coraggio e determinazione, e già ai Mondiali di Budapest 2023 si è regalata un altro straordinario bronzo, nonostante si fosse presentata con pochi mesi di preparazione completa.
Il 2024 le ha già regalato la gioia dell'Olimpico che è sicuramente solo il punto di partenza per il suo grande obiettivo dell'anno.
Antonella, a parte qualche defezione tra le tue avversarie, sei apparsa in una condizione eccellente dominando la gara a tuo piacimento. Sei soddisfatta del tuo stato di forma e ritieni che possa ancora migliorare?
"Mancava fondamentalmente la mia amica Maria Perez, (spagnola, campionessa del mondo di Budapest 2023 ndr), e sarei stata molto felice se ci fosse stata perché ci saremmo divertite al di là di chi avrebbe potuto vincere. In effetti sono riuscita a gestire la gara al meglio, senza ritmi esagerati che avrebbero poi richiesto tempi di recupero più ampi e infatti ho già ripreso, in vista di Parigi, e sono già in ritiro a Roccaraso per far crescere ulteriormente la forma".
Sei abituata a ogni genere di emozione grazie ai tuoi straordinari successi, ma gareggiare in quella magnifica cornice con lo Stadio dei Marmi al centro, visto da fuori era veramente suggestivo. Tu cosa hai provato?
"E' stato veramente suggestivo e, proprio per quello che ho detto prima di non avere esagerato con l'andatura, mi sono goduta maggiormente lo spettacolo che avevo intorno, costeggiando il perimetro dello Stadio dei Marmi. L'entrata nell'Olimpico poi è stata stupenda, per tutta la gente che c'era nella Piazza antistante oltre che dentro, facendomi vivere sensazioni a cui in quanto marciatrice non sono abituata, perché spesso gareggiamo in situazioni periferiche e isolate. L'emozione più grande però, me l'ha data la presenza di tutta la mia famiglia, i miei amici, i tanti miei tifosi venuti in particolare dalla Puglia, e questo sicuramente è qualcosa che trasmette un'energia positiva che, se possibile, conferisce ancor più carica per il futuro".
La testa e le gambe sono ovviamente proiettate verso il sogno della seconda medaglia d’oro olimpica a Parigi dopo anni difficili seguiti all'intervento dell'anca. Come è stato il tuo 2024 sino a oggi?
"E' stato un anno molto particolare per vari motivi, a iniziare dal cambio nella mia guida tecnica (da Patrizio Parcesepe a Lorenzo Dessi ndr), ma soprattutto perché avevo l'assoluta esigenza di risolvere definitivamente il mio problema all'anca, che mi perseguitava da oltre due anni e mezzo, e che non mi permetteva di allenarmi con la necessaria tranquillità. Dopo i primi due mesi molto complicati perché 'il mostro' era ritornato a farsi sentire, condizionando le mie giornate di lavoro, da marzo siamo riusciti a trovare nuovi approcci per accantonarlo, anche grazie allo straordinario aiuto del mio fisioterapista Cristian Bruno e l'introduzione di alcuni importanti nuovi esercizi di mobilità, per cui tutto è iniziato a procedere nel verso giusto, e posso dire finalmente di avere ritrovato il sorriso quando mi allaccio le scarpe prima di iniziare una sessione di allenamento".
Obiettivo rivincere l’oro nella 20 km ma c’è anche la staffetta mista sette giorni dopo la prova individuale, una nuova disciplina che debutta alle Olimpiadi e che avete provato con lo sfortunato infortunio di Stano ad Antalya. Cosa pensi di questa nuova specialità inizialmente criticata, ma che vista dal di fuori è apparsa divertente e imprevedibile?
"Penso innanzitutto che siamo stati molto sfortunati nella prova di qualificazione in Turchia, dove se avessimo schierato tre formazioni, nonostante l'infortunio di Stano avremmo quasi certamente qualificato due squadre, mentre invece solo una potrà partecipare e la composizione di questa sarà decisa solamente il 1° agosto, dopo la fine delle due gare individuali della 20 km. Non posso peraltro dare una valutazione esatta sullo svolgimento della gara, in quanto ho fatto solo la prima frazione di 10 km perché Massimo (Stano ndr) si è fermato, ma credo che l'approccio debba essere abbastanza simile a quello che si ha nella 20 classica, con una prima metà più controllata di studio e una seconda, che nel caso della staffetta sarà ovviamente preceduta da una certa pausa, in cui si dà tutto quello che si ha dentro. Certamente, in ogni caso, una disciplina che può essere maggiormente soggetta e penalità perché si tende a marciare più velocemente, e quindi ancor più imprevedibile come risultato finale, aspetto che immagino possa creare più interesse in chi la vede".
La tua compagna di nazionale Valentina Trapletti ha dimostrato che si può crescere e progredire anche in età agonistica avanzata, quindi possiamo stare tranquilli che proseguirai verso nuovi traguardi?
"Valentina ha sempre avuto un grande potenziale, che è riuscita a far emergere quando non era più giovanissima grazie alla sua grande determinazione e all'ottimo lavoro svolto con il suo tecnico. Il suo esempio è certamente la dimostrazione che non conta l'età ma i segnali che trasmette il corpo. Io sinceramente già dopo Tokyo avrei voluto smettere e mai avrei pensato di arrivare in questo momento della mia vita agonistica con la gioia che ho dentro, per cui non voglio più fare previsioni che tanto non servono e possono essere sovvertite in un attimo. Sicuramente all'inizio dell'anno, se mi fosse stata posta la domanda sulle mie intenzioni future, avrei risposto che il massimo traguardo era arrivare alle Olimpiadi, adesso è tutto cambiato e mi sento di pensare a nuovi ulteriori obiettivi senza però dare nulla per scontato".