ATLETICA

Manuela Levorato, ex primatista dei 100 metri, analizza i motivi del grande cambiamento dell'atletica italiana

Intervista esclusiva alla ex velocista azzurra ancora oggi grande esempio per le nuove generazioni 

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© Manuela Levorato

Manuela Levorato è stata per quasi 25 anni, dal 29 luglio 1999 al 15 maggio 2024, la primatista italiana dei 100 metri femminili, vivendo le sue 21 stagioni agonistiche sino alla fine del 2014 in uno dei periodi meno brillanti dell'atletica italiana, quali sono stati grandissima parte dei due primi decenni degli anni 2000, e continuando dopo a nutrire una grandissima passione per questo sport con attività di vario genere, sia a livello dirigenziale che di commentatrice, ma pure di testimonial tra le giovanissime leve.

Nata a Dolo in provincia di Venezia nel 1977, ha ottenuto il suo primo grande record italiano nel 1998 con 22"86 a Vigevano, togliendo il primato dei 200 a Marisa Masullo, crono migliorato poi con 22"60 nel 1999 quando ha realizzato anche quello dei 100, tolto con 11"20 a Giada Gallina, e nello stesso anno ha vinto a Goteborg l'oro sia sui 100 che sui 200 ai campionati europei under 23.

L'apice della sua carriera l'ha poi raggiunta tra il 2001 quando ha fissato definitivamente il primato sui 100 a 11"14, solo eguagliato l'anno scorso da Zaynab Dosso e superato definitivamente quest'anno, per poi conquistare due prestigiose medaglie di bronzo sempre su 100 e 200 ai campionati europei di Monaco di Baviera 2002.

Dopo di allora la sua attività agonistica ha subito spesso lunghe interruzioni per problemi fisici di vario genere, che peraltro l'avevano colpita anche prima come quando nel 2000, già presente nel ritiro azzurro a Sydney per le Olimpiadi, non aveva potuto disputare la batteria dei 200, ricordando in tal senso come poi non sia mai riuscita a prendere parte a un'edizione dei giochi a cinque cerchi in quanto ad Atene 2004 era ferma per una grave infortunio al tendine, nel 2008 di Pechino per la sua prima maternità e ancora per infortunio a Londra 2012.

Nonostante tutto non ha mai mollato di un centimetro, fin quando ha potuto, chiudendo di fatto la sua carriera all'annuncio della seconda maternità di due gemelli, ma la sua passione infinita è sempre stata un esempio per tutti e continua a essere riconosciuta come un'icona nella storia dell'atletica italiana per cui il suo parere, su questo straordinario periodo di tutto il movimento, è particolarmente significativo.

© Manuela Levorato

Manuela stiamo vivendo il momento migliore di tutta la storia dell'atletica italiana. Per te che hai vissuto l'apice della tua carriera tra la fine e soprattutto l'inizio del nuovo millennio, a parte i risultati quali sono le differenze principali?

"Sicuramente una totale differenza di mentalità da parte degli atleti che deriva anche dalla estrema attenzione che si ha nei loro confronti, facendoli sentire sicuri delle proprie potenzialità. Io mi ricordo che pur avendo sempre avuto un carattere forte e determinato, avevo un grande timore delle mie avversarie quando mi trovavo sui blocchi con alcuna di queste, cito su tutte la grande Irina Privalova, e mi sentivo veramente fuori luogo chiedendomi cosa ci facessi io a gareggiare contro di loro".

Quale è stato quindi secondo te il punto di svolta reale per arrivare a questo cambio di mentalità?

"Credo che la Federazione, in particolare nella figura del suo Presidente Stefano Mei, abbia fatto molto in tal senso aumentando progressivamente gli investimenti, sia nei confronti delle società non militari che sono il punto di partenza di ogni atleta, che dei protagonisti stessi e dei loro tecnici, ma anche scegliendo persone di estremo carisma e competenza in grado di creare un gruppo unito pur tra le tante discipline e la varietà del territorio, e vorrei citare su tutti la figura di Antonio la Torre, direttore tecnico della nazionale dal 2018, che fa quotidianamente da anni un lavoro straordinario di supporto grazie al quale ha fortemente contribuito a cambiare la mentalità, ma ovviamente i grandi risultati realizzati dalla fine dello scorso decennio, culminati con le 5 fantastiche medaglie d'oro alle Olimpiadi, hanno creato nei giovanissimi quello spirito di emulazione fondamentale per tirare fuori le enormi potenzialità che questo sport ha nel nostro paese".

Negli Europei di Monaco di Baviera 2002 le uniche due medaglie, di bronzo, in pista furono le tue su 100 e 200 metri, ricordando ovviamente l'oro di Maria Guida nella maratona e il bronzo di Erica Alfridi nella 20 di marcia. Quale è la prima sensazione che provi pensando a questo?

"Penso che in effetti, alla fine di quell'edizione dei campionati del 2002 dove peraltro la spedizione italiana era particolarmente numerosa, io e le altre due mie compagne di nazionale fummo trattate quasi da eroine, ma c'era in ogni caso dentro di me, pur avendo ottenuto il 50% dei podi, un certa amarezza perché sentivo profondo il disagio del fatto che una nazione come l'Italia non riuscisse a ottenere risultati diversi, nonostante l'enorme base esistente. Tra l'altro credo pure che i nostri atleti non riuscissero mai ad arrivare agli appuntamenti importanti nel miglior stato di forma, per cui è abbastanza evidente come i diversi riscontri agonistici degli ultimi anni dipendano sia da mutate metodologie di allenamento, che da maggiori sistemi preventivi agli infortuni".

La domanda che tutti si fanno in questi giorni è cosa possa accadere adesso a Parigi e quante di queste medaglie essere confermate anche lì. La tua idea da grande esperta?

"Sono molto più appassionata che esperta, per cui faccio fatica a rispondere a questa domanda difficile però per tutti. Sono convinta in ogni caso che gli Europei siano stati collocati in un periodo di calendario perfetto per poi consentire agli atleti di rifare un piccolo carico di lavoro, partecipare a qualche altro meeting e poi presentarsi ai giochi olimpici in perfetta forma, dove però si troveranno in una situazione competitiva totalmente diversa in quanto emergere alle Olimpiadi, la massima competizione mondiale, è realmente complesso. Noi però partiamo da un trampolino di lancio molto elevato e abbiamo molti ragazzi giovani e senza paura, desiderosi di alzare ulteriormente il proprio livello, per cui sono ottimista e mi immagino 6 o anche 7 medaglie".

Il tuo record italiano sui 100 metri di 11"14 è durato per 23 anni sino al 15 maggio di quest'anno, perché Dosso l'hanno scorso l'aveva solo eguagliato ma poi se ne è definitivamente appropriato arrivando ormai vicino agli 11 netti. Dove pensi possa arrivare Zaynab?

"Credo che Zaynab, splendida persona, possa arrivare intorno ai 10"90, perché ha delle grandi doti, le idee molto chiare oltre che nessun timore, cosa fondamentale che oltretutto ogni giorno le ricorda il suo allenatore Giorgio Frinolli e penso che da questo connubio ci si possa aspettare veramente tanto".

© Manuela Levorato

Con tutto il rispetto per le grandi prestazioni di tutti gli atleti mondiali, è risaputo che le nuove scarpe da gara diano dei vantaggi in termini di prestazioni. Hai mai pensato che tempi avresti potuto realizzare e ti senti un po' invidiosa di questo?

"Ogni tanto quando incrocio qualche compagno di nazionale dei tempi in cui gareggiavo ci capita di scherzare su questo aspetto che, in effetti, da notevoli vantaggi specie in alcune discipline quali forse su tutte quelle delle gare con ostacoli, ma tutto questo rientra in una normale logica di progresso ed evoluzione tecnologica dei materiali, di cui peraltro dispongono tutti per cui alla fine prevale sempre il migliore o la migliore. Io sono solo felice per le nuove generazioni che possono realizzare prestazioni sempre migliori, ma soprattutto io sono e mi ritengo fortunata a prescindere dai grandi sacrifici che ho sempre affrontato, di aver praticato questo sport meraviglioso che mi ha regalato tanto sia nella mia fase agonistica, che anche dopo avendo la possibilità di trasmettere nei giovanissimi il concetto forte di come l'ambiente dell'atletica sia sano, educativo e formativo di autentiche amicizie".

Senza fare torto a nessuno c'è un atleta in particolare, uomo o donna, che ti entusiasmi in qualche modo più di chiunque?

"Si devo confessarti che Alessandro Sibilio suscita in me emozioni veramente uniche, per quel suo modo regale di affrontare ogni sua gara, per il suo infinito talento ma anche per quella incredibile forza d'animo che ha di reagire alle problematiche fisiche avute, riuscendo sempre a tornare più forte di prima, e sono convinta che ci darà ancora tante soddisfazioni".

© Manuela Levorato
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