Novantanove piattelli colpiti su cento a disposizione. Basterebbe questo dato per farvi capire chi sia Jessica Rossi, campionessa olimpica di tiro a volo a Londra 2012 e portabandiera dell'Italia a Tokyo 2020. Dopo aver conquistato l'oro nella fossa olimpica a soli vent'anni con questo affascinante record del mondo, la 32enne di Crevalcore si prepara ad affrontare la sua quarta Olimpiade della carriera dimostrandosi una veterana per una Federazione che punta molto su Parigi 2024. La portacolori delle Fiamme Oro sarà al via nella prova individuale con l'obiettivo di ampliare il proprio palmares.
Le emozioni sono comunque forti, visto che le Olimpiadi si svolgono soltanto ogni quattro anni, ma Jessica potrà per lo meno contare sulla lunga preparazione svolta complice anche la conquista del pass avvenuto ormai dodici mesi fa: "Avevo voglia di ritrovare un clima olimpico reale dopo le restrizioni di Tokyo, ma trovandoci a 300 chilometri da Parigi, a Châteauroux, non avremo modo di vivere direttamente il villaggio olimpico e questo un po' mi dispiace perché non potrò vivere l'unione con gli altri paesi. Chiaramente l'emozione penso sia come quella della prima volta, perché ogni Olimpiade è a sé. Chiaramente so cosa mi aspetta, visto che la prima volta ero terrorizzata dalla presenza del pubblico a cui non siamo così abituati, ma non posso dire di scendere in pedana più serena - sottolinea la campionessa emiliana -. Avendo ottenuto la carta con largo anticipo, abbiamo avuto più tempo per lavorare in tranquillità. Il pass non è comunque nominativo, ma federale, motivo per cui dovevi convincere il direttore tecnico a convocarti. Le gare sono andate bene e questo mi ha permesso di essere più serena".
A proposito di gare, agli Europei casalinghi di Lonato del Garda è arrivato un quarto posto amaro, soprattutto complice le grandi aspettative che erano rivolte sulla poliziotta bolognese, tuttavia quella si è trasformata in un'occasione per trovare le giuste sensazioni in vista della rassegna a cinque cerchi: "Quando arrivi a un passo dal podio ovviamente c'è sempre rammarico, ma posso dire che è stata comunque una gara positiva. Ho fatto un'ottima qualificazione con una buona finale, motivo per cui ho avuto numerosi spunti su cui lavorare, ma anche tante conferme. Non l'ho vista come una delusione per la mancata medaglia, ma come uno spunto su cui lavorare da qui a Parigi - ha chiosato Rossi -. I risultati parlano chiaro. Arriviamo a Parigi con la delegazione completa dopo che non accadeva da due edizioni e questo dimostri che tutti e otto siamo in grado di ottenere una medaglia. Da qui a riuscirci ne passa di acqua sotto i ponti. Già che la Federazione riesce a presentarsi con otto atleti conferma che il lavoro è quello giusto".
Jessica Rossi è passata alla storia del tiro a volo per aver conquistato quella magica medaglia d'oro a Londra, ma soprattutto un record che è ancora oggi imbattuto visto che per migliorarlo sarà necessario rasentare la perfezione. Eppure quella grande emozione è stata accompagnata dalla paura di sbagliare, diventata più forte quando è arrivato l'unico errore della gara: "Mantenere la concentrazione stata la parte più difficile anche perché, avendo fatto il record di qualificazione, una certa soddisfazione l'ho provata. Da lì alla finale mancava un po' di tempo e il record in qualifica non portava una medaglia. Bisogna ricostruire in finale la concentrazione ideale e fortunatamente sono riuscita a ritrovare la serenità e mantenere il focus su quello che stavo facendo. La qualifica è stata bella, mi ha consentito di ottenere un record del mondo, ma in finale occorreva altro - ricorda Rossi -. Quel piattello era atteso perché nelle nostre gare raramente succede di ottenere la perfezione. Comunque sapevo che bene o male l'arrivo poteva arrivare e lo stavo aspettando. Questo atteggiamento mi ha permesso di non preoccuparmi troppo dell'errore e andare avanti. Il piattello successivo è stato quello più difficile di tutta l'Olimpiade perché ricostruire la concentrazione in una finale a colpo solo non è mai facile. Venivo da un periodo in cui resettare subito dopo lo zero era un po' problematico. L'atteggiamento con cui stavo aspettando e ho accettato l'errore mi ha permesso di proseguire".
Nonostante la giovane età, Jessica può vantare anche la possibilità di aver guidato la spedizione azzurra a Tokyo 2020 in una cerimonia d'apertura rimasta nella storia per via delle numerose restrizioni legate al Covid che hanno impedito la partecipazione del pubblico. Rossi è però pronta a rifarsi, senza mettere troppe pressioni sul futuro: "Fare la portabandiera stata una delle emozioni più belle della mia vita, da accostare all'oro olimpico. Per un atleta oltre l'oro non pensavo si potesse raggiungere altro, invece essere la portabandiera per la propria nazione è un qualcosa in più. Si tratta di un riconoscimento importantissimo, soprattutto a Tokyo dove venivamo da un periodo difficile a causa del Covid. Si è trattato quasi di una rinascita ed entrare nello stadio vuoto ha avuto un grande impatto emotivo perché una persona si aspetta di entrare con il tifo del pubblico, invece lì era completamente deserto. Mi ha fatto capire quale periodo stessimo vivendo, ma forse è stata anche l'occasione per ripartire - conclude la fuoriclasse azzurra -. Il record di partecipazioni appartenente a Giovanni Pellielo non è un mio obiettivo. Sceglierò mano a mano, in base a quello che mi offrirà la vita. La vivo un passo alla volta, intanto mi godo questa Olimpiade e poi vedrò cosa mi riserverà il futuro. È un obiettivo molto a lungo termine, motivo per cui non voglio pensarci".