L'OPINIONE

Fuori agli ottavi: il calcio in Italia è ormai periferia

 Spedizione disastrosa in Germania per un movimento in crisi perenne: unico segnale di speranza i giovani

di
@ipp
ipp

Pochi secondi prima del gol spaccapartita di Freuler compare la grafica del possesso palla: Svizzera 65%, Italia 35%. Noi piccoli, loro giganti. Una nazione che ha come primo sport nazionale l’hockey su ghiaccio ci dà una lezione e ci fa scivolare nell’inferno del calcio, che in Italia è lo sport di riferimento per interesse, interessi, praticanti, esperti (quasi 59 milioni secondo l’Istat). Il “capolavoro” si completa presto, subito dopo il rientro in campo dagli spogliatoi con il raddoppio di Vargas.

E allora via al processo al termine di un’avventura che poteva (e forse doveva) finire già nella fase a gironi se non fosse stato per quel recupero “elastico” di Italia-Croazia, che è costato il posto nella seconda fase a chi l’ha allungato, l’arbitro olandese Makkelie. Lui a casa subito, noi a seguire. Chi sbaglia paga e il nostro calcio lo fa da tempo. Quel sussulto di Zaccagni non era il gol della svolta, ma quello dell’illusione.
Riepiloghiamo velocemente: non sappiamo cosa sia una seconda fase del Mondiale dall’anno di gloria 2006: fuori nella prima fase nel 2010 e nel 2014, non pervenuti nel 2018 e nel 2022. Diciotto anni, il nostro disastro è maggiorenne. Il lampo di gloria dell’Europeo manciniano di tre anni fa è stato ciò che tutti temevamo, ma non volevamo dirlo: un raggio di sole in mezzo a buio e tempeste.
Il movimento è povero, non abbiamo attaccanti e la qualità generale è quella che è. E alla modestia dilagante si sono uniti passivamente Spalletti (qual è il suo progetto?) e i giocatori dell’Inter cioè i dominatori degli ultimi due campionati. Erano fenomeni, li abbiamo ritrovati normali. E siamo generosi.Non ci sono alibi, il “si gioca troppo” è una balla colossale perché vale per tutti, svizzeri compresi. Serve un processo di rifondazione completo del sistema perché l’espressione del nostro calcio è quella che abbiamo visto nelle quattro partite in terra tedesca. Non possiamo recriminare su assenze o mancate convocazioni.
L’Italia è questa roba qui. E le manca pure lo spirito che dovrebbe animare chi indossa la maglia azzurra, che dell’armatura da battaglia aveva solo il peso che limitava i movimenti.
Sono stato negativo, molto. Voglio lasciarvi con un segnale di speranza. In questo ennesimo mese di passione abbiamo vinto, era il giorno 5, l’Europeo Under 17 battendo 3-0 il Portogallo. Ripartiamo da qui, proviamoci, valorizzando e investendo sui giovani. Lo stiamo facendo in altri sport, quelli che anche quest’anno ci stanno rendendo orgogliosi di essere italiani. Avanti così, sarà sempre più messa in discussione la centralità del calcio nel nostro paese. Oggi, come successo troppe volte negli ultimi anni, il pallone tricolore è semplice periferia. Di quelle brutte, abbandonate e popolate di gente senza fiducia come si vede in qualche film o serie. Complimenti alla confinante Svizzera. Gente che ci sa fare con i buchi, ma mai come noi con le voragini.

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