Italia, da dove iniziare? Dopo una sconfitta così brutta come quella contro la Svizzera, che fa il paio con quella contro la Spagna, il pareggio miracoloso con la Croazia e la striminzita vittoria contro l'Albania, l'elenco sarebbe lungo. Parliamo di colpe e colpevoli, consci del fatto che è tutto facile per chi sta dietro a un computer e non a sudare in ritiro dopo una stagione - a livello di club - già lunga e logorante. Ma quelle che oscillano pericolosamente tra scuse e scusanti non possono giustificare una prestazione come quella vista ieri, perciò una riga va tirata: ne abbiamo tirate cinque che racchiudono gran parte dei problemi che hanno attanagliato gli Azzurri lungo tutto Euro 2024.
Non ce ne voglia Spalletti ma l'incipit tocca sempre al responsabile, al comandante. Che ha giustamente ricordato di aver ereditato in piena corsa una situazione già difficile e che ha avuto relativamente poche partite per far entrare nella testa dei giocatori i concetti desiderati. Poi però ci sono scelte apparentemente illogiche, come ostinarsi a schierare la difesa a quattro quando molti dei giocatori convocati conoscono a menadito il modulo che costruisce a tre, una scelta che poi ha cercato di cambiare in corsa cambiando fin troppi moduli nel corso di quattro partite. E poi, forse, la scarsa capacità di "tapparsi il naso" e cercare una soluzione per così dire all'italiana (non catenaccio e contropiede ma almeno un adattamento al materiale che si ha) ai problemi evidenziati nei primi match: no, Lucio è andato avanti per la sua strada giochista, ammettendolo anche "io non sono capace di fare altro".
L'atteggiamento visto contro la Svizzera è figlio anche delle motivazioni di cui sopra, ma la parte del leone l'ha probabilmente fatta pure la condizione fisica, di cui parleremo dopo. Ma è innegabile che affrontare una squadra rognosa come quella elvetica senza metterci intensità, attenzione, qualità e caparbietà sulle seconde palle ti espone a figure barbine come quella di ieri. In certi momenti è sembrato che non fosse neppure stato studiato a dovere l'avversario: un iperbole, sottolineiamo, visto che nessuno discute la professionalità dello staff tecnico.
L'atteggiamento, dicevamo, è mentale ma pure fisico. Lo ha sottolineato a lungo il ct dopo la sconfitta, ricordando come i giocatori non fossero al top neppure a inizio ritiro. La stagione è stata lunga, si sa, ma accade anche per qualsiasi altra nazionale. Anzi, altre selezioni hanno sicuramente giocatori più logori, visto che gli Azzurri sono una squadra in media giovane e che ha vissuto un'annata senza troppi impicci legati a coppe europee (degli undici titolari, ieri, solo Scamacca ha giocato una finale con l'Atalanta).
E si arriva ai singoli, impossibile non analizzare le prestazioni dei giocatori che, salvo Donnarumma e pochi altri, sono state gravemente insufficienti. Ce la si prende tutti con gli attaccanti, e con ragione, ma nessuno o quasi può essere salvato dal discorso. Di Lorenzo impresentabile, Dimarco molto male quando ha giocato, Jorginho ha perso il posto per Fagioli che in stagione aveva giocato 439', pure Barella si è sgonfiato dopo l'Albania. E poi ci sono i vari Chiesa, Pellegrini e Scamacca a dir poco fumosi. Ribadiamo: facciamo dei nomi per inquadrare meglio la situazione ma si salvano in pochissimi.
Infine da censurare pure l'approccio, che sia nei primi tempi come nella ripresa. Con l'Albania preso gol subito, con Spagna e Croazia ci ha salvato Donnarumma dal ripetere la brutta esperienza, ieri raddoppio subìto proprio a inizio secondo tempo quando ci si attendeva voglia di riscossa e di pareggio. L'apatia che a volte sembra sfiorare la paura di entrare in campo non può essere totalmente colpa di Spalletti come dei giocatori, può essere che anche l'ambiente (inteso come la rosa nel suo complesso, tutto lo staff al seguito della Nazionale, dirigenti compresi) non sia riuscito a caricare adeguatamente la squadra.