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Italia, da chi ripartire? Spalletti, Donnarumma e poco altro

 La squadra è giovane: un'eventuale rivoluzione non sarà legata all'età. Ma oltre a ct e giocatori, bisogna dare una scossa a tutto il movimento

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@Getty Images

Dopo una sconfitta di queste dimensioni, è buona norma interrogarsi sui propri errori, su cosa non è andato, su cosa andasse fatto di diverso. In un momento così negativo, però, è anche giusto e umano concedersi ogni tanto una pausa, dimenticare per un attimo l'eliminazione da Euro 2024, e capire come, dove e da chi ripartire nella strada che l'Italia dovrà intraprendere nelle qualificazioni ai Mondiali 2026 nella prossima primavera. Prima però ci sarà la Nations League, il primo impegno ufficiale azzurro sarà contro la Francia il 6 settembre. Non che la risposta sia semplice: i paletti fermi dell'attuale Nazionale sono pochini e quelli che possono entrare nel giro Azzurro forse anche meno. 

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Sembra difficile privarsi di Luciano Spalletti, in sella alla panchina azzurra da meno di un anno e tra l'altro "blindato" da un contratto fino al 2026 da tre milioni di euro. Impossibile che dopo il capolavoro Napoli (e dopo un'intera carriera fatta di risultati e lavoro di qualità), il tecnico toscano sia improvvisamente diventato scarso. Più facile, piuttosto, che il ruolo di commissario tecnico non sia proprio nelle sue corde dopo 30 anni passati ad allenare squadre di club ma Spalletti è uomo di spessore e non c'è dubbio che possa migliorare sotto questo punto di vista. Lo ha detto lui stesso a caldo: " Non mi dimetto, mi serve più tempo". C'è chi ha fatto il nome di Allegri, Ranieri, Pioli o Sarri ma, a meno di scossoni in Federazione - ci torneremo - la Nazionale dovrebbe proseguire con lo stesso ct.

Si passa poi al nocciolo della questione, chi alla fine va in campo: i giocatori. L'età media della squadra è piuttosto giovane, non è necessario un ricambio generazionale: se rivoluzione sarà, non sarebbe legata all'età. Ma quale rivoluzione poi? Come sempre al momento delle convocazioni c'è chi ci rimane male (Politano docet) o contesta la decisioni del ct ma, per farla facile, non c'è stato un caso Baggio come nel 2002: tra i giocatori rimasti a casa (Locatelli, Ricci, Orsolini e Immobile per esempio, oltre agli infortunati Acerbi e Berardi) non c'è uno o più nomi che mettono tutti d'accordo. E allora? Allora si riparte da quelli che sembrano comunque punti fermi: Donnarumma, Bastoni, Barella, Dimarco, forse Chiesa. Anche Calafiori sembra essersi preso questo status. Sul resto sarà il campionato a decidere, cosa la nostra Serie A potrà suggerire al ct che magari dovrà chiamare più gente legata al modulo a quattro - se vorrà continuare sulla strada che ha portato avanti nella sua carriera - oppure dovrà "piegarsi" al modulo a tre.

Infine c'è tutto un discorso di contorno che va fatto, va citato anche se troppo complesso e strutturato per liquidarlo in due righe. Il famoso " sistema calcio italiano che ha bisogno di riforme" è un concetto che ci trasciniamo dietro da anni ma alla fine poco o nulla è cambiato in Italia: la governance, i settori giovanili, le selezioni azzurre Under, le squadre B, la Serie A a 18 squadre... quante cose su cui si potrebbe intervenire per migliorare l'universo che sta attorno alla Nazionale ma che, alla fine, ne decide in gran parte i destini. A proposito: entro marzo 2025, per statuto Coni, ci dovranno essere le elezioni federali. Se per caso la Figc cambiasse padrone, allora anche la situazione sulla panchina azzurra potrebbe ribaltarsi...

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