IL COMMENTO

Due come noi: Max Vs. Lando, e adesso?

Come il fattaccio di Spielberg può spostare in prospettiva gli equilibri del Mondiale che non t'aspetti

di Stefano Gatti

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È con ogni probabilità finita un'amicizia, è verosimilmente partito un dualismo che - lo speriamo - agiterà il resto della presente stagione e oltre. Max e Lando, Lando e Max: fino al recente passato i due si limitavano ad "incidenti" ben più innocui ed ornamentali, tipo infrangere artistici vasi di ceramica sul podio (l'anno scorso in Ungheria). Adesso a saltare sono equilibri ugualmente fragili ma di diverso genere: quelli ben più impalpabili e delicati che attengono al carattere, alla personalità, all'ambizione soprattutto. La responsabilità finale dell'incidente che ha consegnato a George Russell la vittoria nel Gran Premio d'Austria è assodata, largamente sotto gli occhi di tutti (e timbrata dalla Direzione di Gara di Spielberg) ma non è finita qui. Al netto (s'intende) di pericolose e tra l'altro già imminenti voglie di rivincita che spetta a chi di dovere (nelle rispettive squadre) incanalare "virtuosamente", visto che da queste parti si gioca sul filo dei trecento all'ora e in gioco c'è ben altro che l'integrità di una coppa più o meno preziosa. 

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Forse è questo ciò che quelli che la vedono lunga (perché vengono da più lontano nel tempo ed hanno esperienza) intendono quando definiscono Verstappen un pilota old style oppure old school (fa lo stesso). Max è uno dei pochi tra gli attuali protagonisti del Mondiale (per non dire l'unico) poco anzi pochissimo inclini a mandare giù a fatica la modalità politicamente corretta - ma ormai al limite della burocrazia applicata al motorsport - della Formula Uno. Certo, neppure lui è... senza macchia, tutt'altro! Il suo modo di correre resta però molto lontano dalla visione della cabina di regia del Mondiale. E dal nostro punto di vista gliene diamo merito, permettetecelo. Se nelle due ultime stagioni ci sono state poche occasioni di rilevarlo è stato semplicemente perché Max in tempi recenti è stato quasi perennemente fuori dalla mischia. O meglio al di fuori, davanti. Non a caso, per trovarlo coinvolto in incidenti clamorosi e controversi di massima rilevanza bisogna tornare al 2021, l'anno del suo primo titolo iridato al termine di una sfida durissima con Lewis Hamilton. Come dimenticare la Red Bull "in groppa" alla Mercedes alla Prima Variante di Monza, sul finire di un'estate bollente iniziata solo poche settimane prima con il contatto tra i due al primo giro del GP d'Inghilterra, con Verstappen spedito violentemente contro le barriere della curva Copse?

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Se ne farà una ragione, Max? Lui intanto va per la sua strada. È in un certo senso obbligato a farlo, lasciato solo al timone di un team che - al di là delle apparenze - naviga in pessime acque dal punto di vista apicale. Allo sbando forse, non fosse appunto per Verstappen che tiene tutto insieme, a suon di vittorie. Sì ma fino a quando Max se ne farà una ragione? Beh, intanto se l'è già fatta Norris, due anni, un mese e un paio di settimane più giovane del suo ex-amico e apparentemente più "allineato" di lui alla Formula Uno di oggigiorno, nella quale il primo pensiero di un pilota superato o anche solo affiancato da un collega (non importa se all'ultimo giro del GP o al primo delle prove libere del venerdì) è quello di aprirsi via radio con il team e a favore di Direzione Gara per indicarlo al pubblico ludibrio. A livello di commento (questo), meglio venti ragazzi di grandissimo talento con il coltello tra i denti che venti ragazzi un po' troppo inclini alla delazione e in velocissima gita domenicale a Monza, Spa-Francorchamps, Silverstone e - purtroppo - Abu Dhabi oppure Jeddah con la acca finale.

Non facciamoci illusioni. Aspettiamoci invece una bella stretta di mano a favore di telecamere, macchine fotografiche e smartphone al via del weekend del Gran Premio d'Inghilterra, il prossimo fine settimana. Solo loro - Lando e Max, Max e Lando - sapranno al tatto se la stretta stessa sarà sincera e sentita oppure freddina e sprezzante. Regolandosi di conseguenza, che significa affrontarsi di nuovo in pista (perché la F.1 è tecnicamente una scienza esatta) e incrociare le traiettorie con una consapevolezza nuova e - ne siamo certi - con il rispetto (sportivo almeno) richiesto dalla missione. Siamo di fronte ai migliori due - attualmente - tra i soli venti esseri umani che fanno quella cosa lì ogni quindici giorni. O anche meno. Welcome To Silverstone!