ALPINISMO

Quota 5000: la spedizione italo-pakistana K2-70 al Campo Base!

Il piano attuale prevede un tentativo di vetta sulla seconda montagna del pianeta negli ultimi giorni di luglio

di
© Anna Torrretta

Base... per altezza! La spedizione femminile K2-70 organizzata dal Club Alpino Italiano per celebrare il 70esimo anniversario della prima salita assoluta (e italiana) sul K2 è entrata nel vivo negli ultimi giorni di giugno con l'arrivo al campo base a 5000 metri di quota delle otto alpiniste: quattro italiane e altrettante colleghe pakistane. D-Day, anzi CB-Day giovedì 27 giugno. Le italiane Anna Torretta, Federica Mingolla, Silvia Loreggian e Cristina Piolini e le pakistane Samina Baig, Amina Bano, Nadeema Sahar e Samana Rahim erano partite domenica 16 giugno da Islamabad per poi raggiungere Skardu e successivamente in jeep Askole (3000 metri slm) dove avevano trascorso la prima notte in tenda. Organizzati con i portatori i carichi, venerdì 21 giugno è iniziato il trekking, le cui tappe tappe sono state: Jula, Paju–Khoburtse, Urdukas, Gore II, Concordia e infine il Campo Base, la casa delle otto alpiniste e di tutto il resto dei componenti della spedizione per le prossime quattro settimane.

© K2-70 CAI Ufficio Stampa

LA MARCIA DI AVVICINAMENTO

Sette giorni per un totale di circa novanta chilometri lungo il ghiacciaio del Baltoro attraverso le montagne più belle del mondo: le Torri di Trango, le Cattedrali del Baltoro, il Gasherbrum IV, il Masherbrum. Arrivate a Concordia (4800 metri) le otto alpiniste hanno potuto ammirare per la prima volta l'obiettivo della spedizione: il K2, la seconda montagna del pianeta con gli 8611 metri di quota dei pochi metri quadrati della sua vetta.

© K2-70 CAI Ufficio Stampa

Una volta raggiunto il campo base, la spedizione si è dedicata per due giorni a organizzare il materiale e a riposarsi in preparazione della parte propriamente alpinistica del progetto. Sono stati anche predisposti i pannelli solari che consentiranno al gruppo di essere indipendente dal punto di vista energetico, senza uso di generatori a combustibili fossili. Con tale spirito, anche lo staff di cucina sta utilizzando solo gas per preparare i pasti. Sabato 29 giugno Cristina Piolini, Silvia Loreggian e Federica Mingolla sono andate insieme al portatore d’alta quota Ali Durani al campo base avanzato a 5400 metri per verificare le condizioni del percorso di avvicinamento e lasciare un deposito di materiale necessario per i prossimi giorni quando inizierà la fase di acclimatamento sulla via dello Sperone degli Abruzzi.

© K2-70 CAI Ufficio Stampa

 IL CAMPO BASE RACCONTATO DAL CAPO SPEDIZIONE

"Stiamo in generale tutti bene, si respira una bella energia. Ho visto molti sorrisi, autoironia, determinazione, solidarietà e tolleranza. Il Campo Base ha ormai preso la sua forma definitiva. Da quarantotto ore tutti si sono messi al lavoro per sistemare le proprie tende e le proprie cose. Le piazzole si scavano ancora nel ghiaccio vivo, ma anche i circa duecento colli da 30 chilogrammi di viveri e materiali vanno aperti e inquadrati in una logica organizzativa. È stata montata la grande tenda Dome da sei metri di diametro che accoglie tutte le attrezzature tecniche, un campo fotovoltaica da 4 kw con inverter, distribuita l’elettricità a tutte le tende delle alpiniste e di tutti gli altri compresa la grande tenda cucina, la mensa, le due tende magazzino, la tenda medica".

© K2-70 CAI Ufficio Stampa

"Abbiamo deciso di non utilizzare generatori e combustibili fossili, attività che richiede impegno organizzativo e attenzione. Il personale del campo base è composto da dodici persone compreso il cuoco, il suo aiuto e due sirdar, i leader locali degli Sherpa. Ci cono poi i nostri quattro portatori d’alta quota: Ali Durani, Muhammad Nazir, Ghulam Abbas e Ali Norani". (Agostino Da Polenza).

© Federica Mingolla

TEST MEDICI IN ALTA QUOTA: IL VALORE SCIENTIFICO DELLA SPEDIZIONE

Durante il trekking la dottoressa Lorenza Pratali ha effettuato diversi test medici, tra i quali verifica della saturazione e test sulla funzione polmonare per valutare la risposta delle otto alpiniste alla quota. Raggiunto il CB, le ragazze sono state sottoposte a ecografia polmonare, eco cardio, test cognitivi, ecografia del nervo ottico, verifica del peso corporeo per valutare l’effetto dell’altitudine. Questi test verranno ripetuti con regolarità nel corso della spedizione per valutare eventuali variazioni fisiologiche e quindi acclimatamento.

© Anna Torretta

AL CAMPO BASE ANCHE LA PRIMA MISSIONE GLACIOLOGICA SUL K2

È arrivato al campo base anche il team che studierà per la prima volta neve e ghiaccio del Karakorum, allo scopo di approfondire la conoscenza dell'impatto dei cambiamenti climatici sulla regione e preparare una futura missione Ice Memory sul ghiacciaio Godwin-Austen, ai piedi del K2. La missione è organizzata dall’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche e dall’Università Ca’ Foscari Venezia, entrambi enti co-fondatori della Ice Memory Foundation, assieme a EvK2CNR, con il supporto della Environmental Protection Agency del Gilgit-Baltistan, Fondazione Università Ca’ Foscari Venezia, con il contributo del CAI e del Ministero dell’Università e della Ricerca.

© K2-70 CAI Ufficio Stampa

Il gruppo è guidato da Jacopo Gabrieli, ricercatore del Cnr, e dalla guida alpina Paolo Conz, assieme a due tecnici della Gilgit-Baltistan-Environmental Protection Agency, che da anni collaborano sul ghiacciaio del Pakistan con il supporto di EvK2Cnr, e Maurizio Gallo, ingegnere e guida alpina di EvK2Cnr. Opererà per una decina di giorni a monte del campo base avanzato del K2, in un campo remoto allestito appositamente per gli scienziati a una quota di circa 5600 metri. La ricerca si svolgerà in un’area di circa venti chilometri tra i 5500 e i 6000 metri di quota.

I risultati della spedizione in corso potranno costituire la base per una futura missione di carotaggio profondo nell'ambito di Ice Memory, iniziativa internazionale riconosciuta dall’UNESCO con l’obiettivo di raccogliere e conservare campioni di ghiaccio prelevati dai ghiacciai di tutto il mondo che potrebbero scomparire o ridursi moltissimo a causa del riscaldamento globale. L’Italia è tra i fondatori del progetto, con l’Istituto di Scienze Polari del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Isp) e l’Università Ca' Foscari Venezia.

© K2-70 CAI Ufficio Stampa

 

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