Gianmarco Pozzecco ha commentato così, a caldo, l'80-69 con cui Porto Rico ha avuto la meglio sull'Italia nella seconda sfida del Gruppo B di San Juan: "Non abbiamo fatto girare la palla come facciamo di solito e in alcuni momenti abbiamo avuto un po’ troppa fretta sbagliando qualche tiro aperto". Una disamina corretta ma parziale, che si focalizza su uno solo degli aspetti di una partita gestita male da Italbasket.
NOTE POSITIVE
L'attacco del primo tempo: a prescindere dalle percentuali dall'arco (solo Abass, Polonara e Mannion realizzano una tripla nei primi 20'), l'Italia si è sforzata di continuare a fare per metà partita quello che poi si è smesso di fare dall'intervallo in avanti, specie nel terzo quarto: attaccare il pitturato palla in mano, sia per concludere al ferro che soprattutto per riaprire sul perimetro per l'uomo libero. Tutti gli esterni, a eccezione di Spissu, hanno battuto sistematicamente il proprio uomo dal palleggio: a maggior ragione nella semifinale contro la Lituania, che ha più stazza dei caraibici ma non necessariamente più qualità nella difesa perimetrale, occorre generare vantaggi come fatto nei primi due quarti con Porto Rico.
Incontrare la Lituania in semifinale: si sfocia nella cabala, ma in una serata in cui si è stati puniti ancor di più dei demeriti rimane questo. Incontrare i baltici in una semifinale di un torneo con "Olympic" nel nome rievoca solo piacevoli ricordi, che ovviamente comprendono anche Gianmarco Pozzecco. Anche ad Atene 2004 si era disputata prima Porto Rico-Italia e poi Italia-Lituania: la speranza è che la storia si ripeta.
DA MIGLIORARE
Comunicazione: verbale e non, in campo come durante le pause. Il "L'unica cosa che non dobbiamo fare adesso è romperci il cxxxo vicenda" pronunciato a chiare lettere da Pozzecco durante il timeout a metà terzo quarto è forse il simbolo più chiaro di un'Italia che, per la prima volta da tantissimo tempo, si è mostrata meno granitica e inscalfibile a livello di coesione mentale.
Altro segnale, conosciuto particolarmente dai tifosi dell'Olimpia Milano degli ultimi tre anni, è il linguaggio del corpo di capitan Melli nella propria metà campo: per l'autorità di Nicolò nel gruppo azzurro, se persino a Nik capita di non contestare ogni carambola a rimbalzo, non chiamare tutti i tagli al difensore di lato debole e abbassare la testa dopo un canestro subito in seguito a un possesso difensivo di Italbasket che avrebbe meritato altra sorte, allora l'intensità e la disciplina di tutti i quintetti viene meno.
Rotazioni: dal rientro degli spogliatoi fino alla sirena finale, l'impressione dall'esterno è che Pozzecco e il suo staff abbiano preso scelte estreme addirittura rispetto agli standard cui questa strutturazione di Italbasket ci ha abituati. John Petrucelli panchinato con 6'17" sul cronometro del 3Q e mai più messo in campo; Abass non inserito sul parquet sino a 42" dal termine della terza frazione e in panchina per gli ultimi 6'22" (+8 di +/- per Abi in poco più di 12' sul parquet, unico azzurro oltre a Mannion con un saldo positivo); Tonut lasciato a sedere dal timeout sopracitato (6'54", 3Q) per i successivi 11'22" successivi: rinunciare ai pochi elementi in grado di garantire un vantaggio di taglia sul perimetro in nome di quintetti sulla carta più creativi palla in mano ma mai sperimentati prima (Spissu-Pajola-Mannion-Ricci-Polonara è l'esempio più lampante) ha solo che fatto il gioco di Porto Rico.
LA CHIAVE TATTICA
Davanti al secondo tempo di Alvarado, oggettivamente, si poteva fare poco o nulla. O meglio: poco o nulla durante la scarica di triple della guardia dei Pelicans, ma quasi tutto prima. E l'Italia non ha fatto il possibile affinché Porto Rico non prendesse ritmo offensivamente e coinvolgesse il pubblico del Coliseo: stupisce come fosse chiaro sin dal primo possesso che accoppiarsi con tutti gli uomini in campo del CT Colon sarebbe stato imperativo categorico ma che non si sia destinato alla transizione difensiva l'attenzione necessaria.
Canestri rapidi concessi a tutti i portatori di palla di Porto Rico, aiuti tardivi che consentono scarichi sotto canestro per punti facili anche ai lunghi, maggiore fiducia e autostima per prendere e segnare tiri dall'elevatissimo coefficiente di difficoltà: un effetto valanga, col 7/10 da 3 di Alvarado come conseguenza finale e non come peccato originale.
MVP
Un nome diverso da Danilo Gallinari, anche nel luglio 2024, è impossibile da fare. Miglior realizzatore azzurro con 14 punti, una risorsa infinita di vantaggi in situazioni di ricezioni spalle a canestro e unica soluzione offensiva per molti dei quintetti nei quali è impiegato. Che la circolazione di palla azzurra venga eccessivamente sacrificata sull'altare del post del Gallo è un fattore che Pozzecco e il suo staff hanno messo in conto da quanto si aveva la garanzia di avere a roster il talento di Graffignana, ma quando l'efficacia è quella vista contro Porto Rico si è disposti a venire meno a certi principi di uguaglianza cestistica.
Vederlo tornare in panchina zoppicante dopo una scivolata a fine partita terrà in apnea tutta Italbasket fino alla palla a due della semifinale (sabato 7, ore 22 italiane, ndr): non avere un Gallinari con lo stesso impatto anche con la Lituania sarebbe assai deleterio.
DA RIVEDERE
Fare un solo nome e cognome tra tutti gli azzurri che hanno performato al di sotto delle capacità che hanno dimostrato tantissime volte negli ultimi anni, con la canotta dell'Italia o dei club, è complicato. Se è il CT stesso a ricordarlo sovente - e in maniera più che corretta e legittima - di non toccare i suoi giocatori, che si indichi lui come principale responsabile per una partita gestita male: Gianmarco Pozzecco, insieme al suo staff, è mancato per una volta dal punto di vista della lucidità tecnica, ancor prima che emotiva o psicologica.
Concedere così tanti tocchi nei pressi del ferro ai lunghi portoricani per togliere possibilità dall'arco a una squadra che non hai mai trovato ritmo nel suo complesso (4/18 dall'arco in totale per tutti i caraibici che non si chiamassero Jose Alvarado) è una scelta che non ha pagato dividendi dal primo possesso, ma che non è stata mai accantonata. Ora, con una gara d'anticipo, giunge l'avversaria che si attende dal momento del sorteggio del PreOlimpico: non si ha motivo di credere che Pozzecco, Casalone, Fucà e Poeta non abbiano curato ogni singolo dettaglio per affrontare Sabonis e compagni.