Tutte le squadre di calcio della Saudi Pro League saranno privatizzate, lo ha annunciato il Ministero dello Sport saudita. Una notizia che arriva nei giorni caldi del mercato, dove un altro italiano sta per approdare proprio in Arabia. Si tratta di Stefano Pioli, ex allenatore rossonero che dopo 21 anni in Italia è pronto a sbarcare alla corte dell'Al-Ittihad. Manca solo l'ufficialità, ma per i prossimi tre anni sarà seduto sulla panchina del club arabo, allenando campioni come Karim Benzema, N’Golo Kanté e Fabihno, che hanno sposato questo progetto e hanno incassato ingaggi faraonici. Un campionato che negli ultimi anni ha avuto un crescita esponenziale, sono infatti stati spesi 886 milioni di euro in trasferimenti, con colpi del calibro di Cristiano Ronaldo e Neymar, che hanno permesso di posizionarsi al secondo posto alle spalle della Premier League, che mantiene il primato. Il motivo di questa scelta, dunque, risiede tutto qui.
Nella Saudi Pro League giocano 18 club. Dopo la vendita dell'anno scorso delle quattro big del campionato (Al Hilal, Al Nassr, Al Ahli e Al Ittihad), acquistate a maggioranza dal Public Investment Fund (PIF) il fondo sovrano del regno, altre sei saranno messi in vendita ad agosto e le rimanenti otto nei mesi successivi. Le prossime squadre nella lista, come riporta l'ANSA, saranno dunque Al Zulfi, Al Nahda, Al Okhdood, Al Ansar, Al Orouba e Al Kholoud scelte “in base al loro livello di preparazione operativa, salute finanziaria, capacità amministrative e strutture sportive“, ha spiegato il Ministero.
Il tentativo è quello di cavalcare l'onda e replicare il modello che ha portato alla crescita della lega, con iniezione di capitali che hanno attratto grandi giocatori. Dietro la scelta di privatizzare, dunque, c'è la volontà di “accelerare la trasformazione del settore sportivo, che ha conosciuto una crescita significativa delle entrate commerciali“, ha sottolineato il Ministero Saudita. L’obiettivo è arrivare a generare 1,8 miliardi di riyal sauditi, ovvero 444,5 milioni di euro all'anno. Un'entrata che darebbe vita a una nuova fonte di introiti per il Paese, che potrebbe così svincolarsi dalla "dipendenza dal petrolio" e migliorare la propria immagine agli occhi del mondo.