Ora è davvero finita: Toni Kroos lascia il calcio a 34 anni. L'annuncio era già stato dato durante la stagione e il commosso saluto ai tifosi era arrivato con la maglia del Real Madrid addosso, ma Euro 2024 con la Germania in casa propria ha rappresentato l'ultima grande avventura da professionista del centrocampista tedesco, finita ai quarti di finale - non senza rimpianti - contro la Spagna. "Sono soddisfatto di aver contribuito a migliorare il calcio tedesco e non solo - si è congedato Kroos -, ma avevamo un grande obiettivo da raggiungere e purtroppo questo sogno si è infranto. Una cosa estremamente amara da accettare".
Sui social è arrivato il saluto di Kroos alla Nazionale e ai tifosi tedeschi, il giorno dopo la dolorosa sconfitta contro la Spagna. Un lungo post in cui ha raccontato il ritorno voluto da Nagelsmann: "Il 29 settembre 2023 il mio telefono squillò. Dall'altro lato del telefono c'era Julian Nagelsmann: "Torna in Nazionale". La mia testa: "Non sono stupido"! Il mio cuore: "ca**o sì"! Come sappiamo, il cuore ha deciso": inizia così il lungo post di Kroos. Post che poi continua: "Il mio primo pensiero questa mattina, 6 luglio 2024: sono felice di averlo fatto. Nonostante tutta la tristezza e il vuoto dal fischio finale di ieri, ho sempre visto nella squadra più di quello che ha dimostrato negli ultimi anni. Non mi aspettavo, però, che in così poco tempo sarebbe stato possibile avere un'opportunità realistica di vincere il titolo ed essere di nuovo al livello dei migliori. Ecco perché sono molto orgoglioso di ciò che questa squadra ha realizzato. Un ringraziamento speciale a tutti voi che avete reso speciale questo campionato Europeo casalingo. Vi abbiamo visto, vissuto e sentito! A livello personale desidero ringraziarvi per il calore e l'affetto davvero speciale che mi avete dimostrato in queste ultime settimane. È stato molto speciale", conclude.
L'ultimo pallone della sfida contro la Spagna, quello della disperazione, è capitato sui suoi piedi ma non è servito per raddrizzare la partita e allungare una carriera straordinaria finita lì, a Stoccarda, dopo un percorso irripetibile e costellato di successi tra Bayern Monaco, Real Madrid e nazionale tedesca. I numeri parlano, il palmares aiuta a raccontare un centrocampista straordinario troppo presto scaricato dal club bavarese e reso protagonista di un impero dal Real Madrid a prezzo di saldo in una incredibile occasione trasformata in oro puro. E allora snoccioliamoli questi numeri:
Con il Bayern Monaco, squadra in cui è cresciuto ed è esploso dopo una parentesi in prestito al Leverkusen, ha vinto 3 Bundesliga, 3 DFB Pokal, 2 Supercoppe di Germania, 2 Champions League, una Supercoppa Europea e un Mondiale per Club.
Al Real Madrid ha fatto anche meglio dopo il trasferimento nel 2014 poco dopo aver conquistato il Mondiale in Brasile con la Germania, apice di una carriera passata sotto i coriandoli della festa per le vittorie a ogni latitudine. A Madrid ha portato a casa 22 titoli in 463 partite: 4 Champions League, 5 Mondiali per Club, 4 Supercoppe europee, 4 Liga, una Coppa del Re, 4 Supercoppe di Spagna e una Coppa di Spagna, condividendo il record di 6 Champions League in bacheca con Gento, Carvajal, Nacho e Modric e quello di 5 Supercoppe europee solo con Paolo Maldini. Infine, Kroos è l'unico giocatore ad aver vinto 6 volte il Mondiale per Club. Calciatore planetario.
Non è riuscito a vincere l'Europeo con la Germania, l'unico obiettivo mancato di una carriera pressoché perfetta come quelle partite in cui in mezzo al campo a dirigere il traffico ha più volte toccato il 100% di passaggi riusciti in un calcio che negli anni è cambiato parecchio, aumentando di giri e di difficoltà, confermandosi metronomo pazzesco e cassaforte nel possesso palla offensivo e difensivo.
Il fisico e la mente però hanno dovuto fare i conti con l'età e Kroos, come aveva anticipato già cinque anni fa all'alba dell'ultimo rinnovo con il Real Madrid, non ha voluto fare i conti con il normale declino in campo preferendo la strada, ormai poco battuta, di un ritiro all'apice della carriera. Una "scelta da uomo con le palle" utilizzando le parole di Carlo Ancelotti, suo allenatore al Real Madrid, decisa, diretta e soprattutto portata avanti anche ora che il sipario, triste e bagnato dalle lacrime di un sogno infranto al minuto 118, ha spento davvero le luci dopo il saluto alla platea e l'ultima, immensa, standing ovation planetaria.