La Ghost è un classico, un porto sicuro: piace perché è una "sicurezza" e tale resta pur nel passare degli anni e dei modelli. Un "bene rifugio", una scarpa quattro stagioni che si adatta sempre bene a distanze e ritmi diversi: non ha picchi di eccellenza, ma ha proprio nella sua grande versatilità il vero punto di forza. Detto questo, permettete un'avvertenza: se decidete di correre con la nuova Brooks Ghost 16 perché ne siate già vecchi amanti, provatela con attenzione perché è un po' più stretta sul mesopiede - la tomaia è decisamente più avvolgente - e può essere che sia necessario un mezzo numero in più rispetto al passato. Sul tallone e sull'avampiede invece le differenze - queste di gran lunga migliorative - dipendono essenzialmente dalla principale innovazione apportata dalla Casa statunitense, un importante aggiornamento tecnologico che riguarda infatti l’intersuola. La nuova Ghost si arricchisce della nuova schiuma DNA Loft v3, un EVA infuso con azoto di estrema leggerezza, grande reattività e capacità protettiva, la medesima schiuma utilizzata con successo anche per la "sorella maggiore", la Glycerin.
Rispetto a quest'ultima scarpa, la Ghost 16 ha però uno spessore ridotto sia sul tallone che nell’avampiede e un drop più alto di 2 mm (24 mm dietro, 12 mm davanti), è meno morbida e ammortizzata, ma ugualmente indicata per allenamenti su tutte le distanze, asfalto o sterrato, grazie anche alla suola con tecnologia RoadTack, una gomma infusa di silice. E' così decisamente migliorata, rispetto al passato, sui terreni bagnati, ed è anche più resistente e duratura. Insomma, un buon modello "tutto fare" che mantiene le premesse e le promesse, una scarpa non da prestazione ma certamente ottima sotto il profilo del comfort e di lunga durata.