Una Juve più vulnerabile è una Juve diversa. Una Juve insistente, votata a palleggiare in avanti sempre, anche quando sembra voler tirare il fiato, è una Juve diversa. E quindi la Juve che passa a Brescia - anche questa volta senza riuscire a chiudere la partita - è una Juve diversa. Insomma, l’atteggiamento generale di una trasferta insidiosa per una serie di motivi che più avanti nella stagione varranno infinitamente meno è ciò che tanto juventini chiedevano immaginando l’addio a Massimiliano Allegri. Senza Ronaldo con la comitiva, pesava tantissimo anche l’espressione dei singoli: ecco, una delle colpe attribuibili all’ultima Juve di Max è stata proprio quella di non aver spinto la squadra a responsabilizzarsi calcisticamente in assenza di CR7, forzandone giocate e utilizzo, fino a renderlo un uomo quasi solo nella doppia sfida contro l’Ajax.
Quindi non resta che discutere della pedina che può spostare il destino di una Juve dalle tendenze offensive, ma senza mille soluzioni offensive in termini di uomini (Bernardeschi intravisto molto avanzato al Rigamonti completa di fatto un reparto che ha scientemente scelto di rinunciare alle forzature che imporrebbe il coinvolgimento di Mario Mandzukic). E poi Dybala è il secondo calciatore della squadra per affinità elettive con il gioco di Sarri, per lo meno per ciò che può prima o dopo accendersi negli ultimi 30 metri. Per il resto ci tiene stretti questo Cuadrado, il Douglas che deve rientrare dopo la sosta e un Pjanic che ha finalmente superato quota 100 palloni toccati. E quando si dice Dybala, bisogna includere Ronaldo. E’ questo uno degli step necessari, ovvero sapere che la compatibilità non dipende da fattori spirituali, bensì dal semplice fatto di esaltarne le caratteristiche ed esaltarsi a vicenda. Tanto più occupando posizioni di campo che raramente si sovrappongono. Per esempio: del Dybala quasi perfetto di Brescia (gara immensa, se paragonata alla maggioranza delle sue apparizioni degli ultimi 6 mesi), resta chiaro che vero o falso nueve Paulo non ama - come si suol dire - riempire l’area di rigore. Ciò che invece fa Cristiano.
Il resto deve venire da dietro, e ci sarà tempo per arrangiare la fase di possesso altrui che è il punto di lavorazione per diventare dominanti. E’ questa l’aspirazione. Essere pericolosi, direi che lo siamo già a discreta sufficienza, anche sperimentando, anche non avendo capitalizzato nel passato recente tre reti di vantaggio sul Napoli e due sull’Atletico. Lo dimostrano le rincorse “allenanti” contro Verona e Brescia, in tutti i loro difetti. La produttività di squadra (il fraseggio a terra è la soluzione primaria, ma non l’unica) sommata a Ronaldo sono l’astratto a cui la Juventus mira in tempi relativamente brevi (in società qualcuno suggerisce dicembre come mese della svolta in tal senso). L’astratto che metterebbe la Vecchia Signora a cospetto del nono consecutivo e del lotto delle quattro che si giocherebbero la possibile eredità del Liverpool in Europa.