È partita giovedì 11 luglio la "marcia" di avvicinamento di trecento chilometri verso una parete inviolata da oltre milleduecento metri di sviluppo verticale in Groenlandia per Matteo Della Bordella e per i suoi vecchi e nuovi compagni d'avventura. Il forte alpinista multitasking dei Ragni di Lecco è alla sua terza volta sull’isola all’estremo nord dell'Oceano Atlantico, universalmente accettata come l'isola più estesa della Terra. Ad accompagnarlo come già avvenuto in precedenza il francese Symon Welfringer, l'elvetico Silvan Schüpbach e - per la prima volta - l'altro rossocrociato Alex Gammeter. L’obiettivo della spedizione multidisciplinare è una grande parete (ancora inviolata, appunto) che si eleva a poco più di trecento chilometri a sud chilometri a sud di Tasiilaq, cittadina di tremila abitanti situata sulla costa est della Groenlandia, che in danese (l'isola è amministrativamente un territorio della Danimarca) significa "terra verde". Per coprire la distanza i quattro hanno scelto di utilizzare il kayak, come già avvenuto nelle passate spedizioni "targate" MDB. Matteo e i suoi compagni si danno un mese di tempo per portare a termine la loro missione mnuktitasking. Trenta giorni una estate, verrebbe da dire parafrasando il titolo di un famoso film ambientato in alt quota.
IL VIAGGIO
Dopo aver raggiunto la Groenlandia, nei prossimi Matteo e i suoi compagni avranno modo di organizzare il materiale della spedizione e caricare i kayak. Prevedono di avere con sé circa 80 chili di materiale a testa (tra cibo e attrezzatura da scalata) per un totale di 320 chili di attrezzatura. Questa fase iniziale del progetto è molto importante: richiede infatti una meticolosa e accurata logistica nel calcolare le quantità di cibo e di attrezzatura necessari. Lasciata infatti la costa non sarà più possibile rifornirsi fino al rientro, come lo spiega Della Bordella:
“Le spedizioni precedenti erano logisticamente più semplici, perché gli avvicinamenti erano meno importanti. Questa volta ci siamo prefissati un obiettivo molto più remoto: dovremo navigare un lungo tratto di costa ghiacciata per arrivare, dopo 300 chilometri di kayak, in una zona ricca di fiordi. Qui si trovava un insediamento inuit, popolato fino agli anni Settanta e poi abbandonato su ordine del governo: troppo isolato e troppo costoso... e troppo complicare far arrivare fin qui i servizi necessari alla vita”.
LA PARETE
Il primo, e per ora unico, a individuare la parete che ha catturato l'attenzione di Matteo, Silvan, Symon e Alex, è stato lo scalatore americano Mike Libecki che, intorno al 2015, si è avventurato in questa piccola porzione di Groenlandia. Mike aveva tentato un avvicinamento in barca, ritrovandosi poi bloccato dal ghiaccio. Un viaggio complicato, che ha visto solo un timido tentativo sulla parete.
L’obiettivo è una parete inviolata, dallo sviluppo verticale di 1200 metri. Al termine del viaggio in kayak, i quattro avranno davanti a loro un ulteriore giorno di avvicinamento per raggiungere la base del bastione roccioso. Quindi inizieranno a muoversi verso l'alto.
“Abbiamo pochissime informazioni, solo una fotografia. L’unica nostra certezza sono i tempi della spedizione: trenta giorni. Dieci servono solo per superare l'itinerario di avvicinamento via mare, altri dieci sono quelli a disposizione per scalare la parete, gli ultimi dieci servono per il rientro. Vogliamo realizzare una spedizione a basso impatto ambientale, contando solo sulle nostre energie".
LA CRISI CLIMATICA
Non è la prima volta in cui Matteo si trova a vivere sulla sua pelle gli effetti della crisi climatica. Durante la sua ultima spedizione in Groenlandia, le pareti scalate si trovavano in una zona inesistente sulla mappa in loro dotazione.
“Il fiordo in cui stavamo navigando era ricoperto da dieci o forse addirittura venti metri di ghiaccio, solo un paio di decenni prima del nostro arrivo. Quest’anno invece sembra che le cose saranno diverse: se negli ultimi anni la copertura glaciale è sempre stata inferiore alla media, quest’anno la Groenlandia regista la maggiore copertura degli ultimi quindici-venti anni. Questo non significa che la crisi climatica non esiste, ma solo che siamo in una condizione di normalità. Per quest’anno almeno"
Un viaggio avventuroso, dalle tante sfaccettature. Multidisciplinarietà come parola d'ordine, non solo per via della combinazione tra avvicinamento in kayak, salita alpinistica e osservazione dei fenomeni che stanno cambiando l'aspetto del pianeta (e le nostre vite).
LA TESTIMONIANZA
Della Bordella e compagni hanno intenzione di ampliare ulteriormente il senso della spedizione, completandolo con l'esperienza umana, inserita in un contesto sotto molti punti di vista estremo e influenzato dal cambiamento climatico in modo molto più evidente rispetto a chi vive i climi più temperati (ma non per questo meno a rischio):
“Oltre a dedicarci al nostro obiettivo alpinistico, questa volta vorremmo vivere l’ambiente della Groenlandia, raccogliendo testimonianze da chi lo vive tutti i giorni, e poi anche attraverso le nostre esperienze dirette”.